"Negli ultimi anni e soprattutto dall'inizio della pandemia di COVID-19, la salute mentale dei bambini e degli adolescenti si sta deteriorando. Mostrano più sintomi depressivi, autolesionismo e comportamenti suicidi. La situazione è allarmante". È la denuncia dell'Associazione spagnola di pediatria (AEP), in una dichiarazione rilasciata dei giorni scorsi.
Dati che confermano quelli presentati nella capitale spagnola a metà gennaio dallo studio ‘Barometro Family Watch: e che evidenziava come la salute mentale dei giovani stia crollando all'indomani della pandemia. I dati dimostrano infatti come il 34% dei giovani in Spagna ammetta di ricorrere a uno psicologo a causa dei problemi emotivi avuti a causa della reclusione nel periodo del lockdown.
Le dipendenze digitali, l'isolamento e l'educazione online sono le cause principali dei problemi di salute mentale e dei tentativi di suicidio. Per Paula Vázquez, presidente della Società spagnola di emergenze pediatriche e membro dell'AEP, si tratta di una tendenza che è aumentata a dismisura con il Covid-19. “E’ salita alle stelle – ha dichiarato – e ora stiamo vedendo il vero impatto della pandemia". La Professoressa Vázquez ha inoltre citato alcuni studi che indicano un aumento del 44% dei problemi di salute mentale nei bambini e negli adolescenti negli ultimi due anni. "Questa è la triste nuova normalità", in cui c'è "tanta sofferenza, e non le viene data l'importanza che dovrebbe avere”.
I pediatri spagnoli si riferiscono anche al Rapporto della Fondazione ANAR, che sostiene di aver trattato il 145% in più di chiamate di minori con pensieri o tentativi di suicidio, e il 180% in più di casi di autolesionismo durante la pandemia rispetto ai due anni precedenti. Nel 2020 14 bambini sotto i 15 anni si sono suicidati in Spagna, il doppio dell'anno precedente. Tra i giovani dai 15 ai 29 anni il suicidio è già la seconda causa di morte. I fattori protettivi che sono stati indeboliti sono le abilità sociali, una sana autostima e la resilienza, elementi che si rafforzano in famiglia e a scuola e che sono stati gravemente colpiti.
Insieme a tutto questo, l'uso della tecnologia è aumentato esponenzialmente, cosa che è stata associata a un maggior rischio di autolesionismo, a cui bisogna aggiungere la morte di un membro della famiglia, dei genitori o dei nonni (molto probabile in tempo di pandemia) e il senso di colpa di aver infettato qualcun altro. Di fronte a questa situazione, il presidente della Società Spagnola di Emergenze Pediatriche auspica molteplici azioni: "In primo luogo è necessario un piano nazionale di prevenzione del suicidio in Spagna, che attualmente non esiste. C'è qualcosa di simile in alcune comunità autonome, ma abbiamo bisogno di integrare i bambini e gli adolescenti, perché hanno le loro peculiarità", sottolinea.
C’è da chiedersi, però, come le famiglie posso accorgersi dell’indebolimento psicologico ed emotivo dei propri figli. La risposta è molteplice: osservando i cambiamenti nel rendimento scolastico, nell'appetito e nel sonno o se c’è isolamento e tristezza in casa. Anche gli amici possono svolgere un ruolo di monitoraggio, inoltre questi comportamenti possono spesso essere previsti guardando i contenuti che i bambini pubblicano sui loro social network.
Il governo spagnolo, a tutto ciò, non sembra però voler rispondere adeguatamente. Quello italiano, invece? Si spera (non) prenda da esempio i colleghi iberici, proprio perché è essenziali agire in fretta per il bene dei nostri giovani.