Quella di Alessia Rosolen, candidata alla carica di sindaco del Comune di Trieste con “Un’Altra Trieste Popolare”, è stata una delle prime firme sul Patto per la Famiglia ad essere giunta in Redazione.
Alessia Rosolen risponde qui ad alcune domande che spiegano come mai sia una candidata ‘con il bollino di garanzia’ di ProVita.
- Alessia Rosolen, il suo programma elettorale vede la natalità e la famiglia alla base delle politiche per la rinascita di Trieste, città pesantemente afflitta da una crisi demografica, dall’ondata migratoria e da una crisi occupazionale che costringe i giovani a cercare futuro altrove. Potrebbe spiegare ai nostri Lettori cosa voglia dire – in termini concreti – organizzare le politiche e la gestione di una città attorno al supporto della famiglia?
Il sistema famiglia, nonostante sia stato oggetto da decenni di attacchi e di nessun intervento, è ancora il solo fulcro fondante della società e va valorizzato sempre ma soprattutto quando una società in crisi deve riprendere il cammino. Qualsiasi intervento nei confronti della famiglia è un intervento su tutti i settori della vita di una città: intervenire sulla famiglia significa dare risposte in termini di welfare e di economia. Le famiglie giovani sono una delle basi sulle quali rilanciare una città perché una coppia giovane ha bisogni che il mercato deve essere in grado di offrire.
- Scendiamo nello specifico: se verrà eletta, quali saranno le sue prime azioni concrete a realizzazione della rivoluzione sociale che ha in mente?
La prima azione è quella di affermare un nuovo modello sociale di famiglia che prescinda in parte dal criterio utilizzato finora cioè che solo in alcuni settori del bisogno si debba intervenire. Riuscire a rendere gratuiti e garantire ai nuovi nati in questa città, indipendentemente dalla famiglia di provenienza, una serie di servizi che al momento sono a pagamento (e che all’amministrazione comunale costa relativamente poco) significa compiere una rivoluzione sociale e culturale attorno alla famiglia che può cambiare il futuro della società. Immagino l’educazione dell’infanzia completamente gratuita, dall’asilo nido, al SIS, alle mense scolastiche, ai ricreatori. Significa dare spazi e risposte che consentano alle nuove famiglie di formarsi, alle donne di proseguire con tranquillità il loro percorso di conciliazione vita lavoro e a questa società di continuare a crescere.
- Finora ha parlato di infanzia. Quali interventi promuoverà a protezione degli anziani?
Interpreto quello che è il concetto della famiglia nell’accezione più ampia possibile. E’ evidente che nel momento in cui l’intero sistema di welfare viene costruito sulla famiglia gli anziani di questo welfare sono parte integrante, così come lo sono i bambini. In un’accezione antica si direbbe che entrambe le situazioni di cura ricadono sulle spalle della donna. In una visione moderna credo bisogni dare una risposta diversa: non solo affermare, forse abbastanza banalmente, quanto gli anziani siano fonte di ricchezza, ma riconoscere che l’assistenza e il servizio garantiscono sempre alla famiglia di crescere.
- In che modo la sua amministrazione promuoverà la continuità della famiglia anche, per esempio, in situazioni di conflitto?
Il conflitto può generare violenza. Vanno messe in campo politiche di prevenzione della violenza domestica che vadano oltre alla logica di genere attualmente impiegata, perché vanno inclusi tutti i protagonisti e tutte le vittime di violenza, indipendentemente dal sesso, uomini e donne. Inoltre, altro fenomeno di conflitto al quale assistiamo da dieci anni almeno, è il grande problema delle famiglie disgregate. Si continuano ad applicare normative sulle separazioni secondo una visione stereotipata dei ruoli familiari che ricalcano situazioni di decenni fa quando la donna era sempre la parte più debole e l’uomo quella più forte. Oggi le situazioni delle famiglie separate sono variegate e complesse: penso alle mamme lasciate sole da padri assenti, a padri allontanati dai propri figli, ai tanti genitori separati in difficoltà economica, al limite della povertà. Ciò che va garantito prima di tutto è che nonostante la disgregazione i bambini possano ricevere la continuità educativa e affettiva da entrambi i genitori. Con questo obiettivo in mente va costituito il Registro per la Bigenitorialità che consente a entrambi i genitori di proseguire nell’educazione del proprio figlio, vanno creati alloggi da assegnare per tempi limitati al genitore separato più in difficoltà, un luogo sicuro dove può accogliere il proprio figlio e continuare a fare il genitore.
- Trieste lo scorso anno è salita agli onori delle cronache nazionali e addirittura internazionali per le proteste dei genitori, di una parte della società civile e della politica, contro il Gioco del Rispetto. Ricordo che si tratta di un progetto finanziato dalla Regione e dal Comune rivolto ai bambini della scuola dell’infanzia, che con lo scopo dichiarato di combattere la violenza sulla donna scardina i punti di riferimento maschile e femminile necessari per lo sviluppo psico-sessuale della persona. Come consigliere comunale di opposizione aveva già preso posizione contraria. Da sindaco cosa farà per proteggere i bambini da attività di questo tipo?
La prima cosa che farò è garantire che all’interno delle scuole non entri alcun tipo di ideologia. In particolare, vigileremo affinché non vengano attuati progetti che intervengono sulla formazione dei bambini partendo dall’assunto, ideologico appunto, che l’identità si formi in modo autonomo dal proprio sesso biologico. Su questo tema, lavorerò affinché venga garantito ai genitori il diritto prioritario di educare i figli secondo i propri principi morali, specialmente in temi legati alla sessualità e affettività.
- Per concludere, una domanda difficile: per ovviare ogni dubbio, alla luce delle recenti riforme sulle unioni civili, qual è per lei la definizione di famiglia?
La famiglia non solo è il pilastro della proposta politica che vogliamo portare avanti ma, come ho già detto prima, la famiglia è la cellula base della comunità. E’ costituita da un uomo e una donna e dai loro figli (quando hanno la fortuna di averne). Poi ci sono le coppie, i gruppi, con mille accezioni, definizioni e sfumature. Ciò detto, il rispetto per la persona, a prescindere dall’orientamento sessuale, è un principio di civiltà che sottoscrivo, ma la mancanza di rispetto non va confusa con la discriminazione.
Daniela Bandelli
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