Se non si fosse ancora ben capito da che parte pende il favore di “certa” politica, ci pensano la Presidenza del Consiglio e l’Istituto superiore di sanità a ricordarcelo, con il lancio di un sito “istituzionale” per chi vuole cambiare sesso.
Parliamo di Infotrans.it che, come leggiamo, è il “portale istituzionale dedicato al benessere e alla salute delle persone transgender”, operativo da pochi giorni. E' il frutto di una collaborazione tra il Centro di Riferimento per la Medicina di Genere dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) e l'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali - Presidenza del Consiglio dei Ministri (Unar). Il progetto nascerebbe per rispondere all'esigenza di fornire informazioni “indipendenti”, certificate e aggiornate in questo campo.
Tuttavia, se si apre una pagina qualunque del sito, si noterà che di scientifico c’è poco e niente, ad esempio in uno di questi spazi virtuali si legge proprio il grande presupposto da cui parte l’ideologia gender ovvero che “L’identità di genere di ciascuna persona può collocarsi all’interno di un infinito numero di possibilità (identificandosi ad esempio come maschio, come femmina, ma anche né come maschio, né come femmina)” peccato che ci siano anche esperti ancora convinti, sulla base dell’evidenza scientifica, che i sessi e le identità sessuali sono solamente due.
Eppure, Silvio Brusaferro, Presidente dell'ISS (Istituto Superiore di Sanità) peraltro anche membro del comitato scientifico per il coronavirus, ha avuto anche il coraggio di dichiarare “Con questo nuovo portale è stato fatto un lavoro importante perché è stato possibile sistematizzare e mettere a disposizione in un modo accessibile e fruibile una mole importante di informazioni basate su evidenze scientifiche utili per orientare anche le scelte di salute di questa fascia di cittadini".
Inoltre apprendiamo, sempre da Brusaferro, che tutto questo è avvenuto grazie alla collaborazione del Direttore Generale dell'Unar, Triantafillos Loukarelis che avrebbe addirittura reso, a detta di Brusaferro, questo portale “un'esperienza unica in Europa, una buona pratica che sono certo altri Paesi, anche più avanti di noi in tema di diritti LGBTI”.
Infatti, a dare uno sguardo alle varie pagine di questo sito, ci si imbatte in un approccio” affermativo”, che cioè dà per buono che il disagio con il proprio sesso biologico sia qualcosa di assolutamente normale, da incentivare ad esempio concedendo la rettificazione del sesso anagrafico e del nome, nei documenti, senza nemmeno la necessità dell’intervento per la riattribuzione del sesso.
Insomma la sensazione è quella di essere di fronte all’ennesima operazione ideologica in salsa arcobaleno ma l’aggravante è decisamente che sia un sito istituzionale a condurla e a diffonderla.