Il contrasto all’aborto crea polemica, con protagonisti alcuni medici italiani - ovviamente i non obiettori - che hanno frontalmente attaccato Papa Francesco che ha, semplicemente, ricordato la posizione della Chiesa e dei cristiani. Evidentemente alcuni medici pensano che questo abbia a che fare esclusivamente con l’Italia - e non con tutto il mondo - e hanno addirittura intimato una vera e propria ingerenza italiana nei confronti della Santa Sede. Ma non sono stati i soli. Ad andare in tilt dopo le frasi del Pontefice anche la politica belga, anche perché il Papa si è espresso sull’aborto proprio di ritorno dal viaggio in Belgio e così il primo ministro dimissionario del Belgio, Alexander De Croo, ha chiesto un colloquio con il nunzio apostolico locale, definendo «inaccettabile quanto successo» durante il viaggio apostolico.
Ma andiamo con ordine. Durante la conferenza stampa nel volo di ritorno, da Bruxelles a Roma, Papa Francesco ha risposto a una domanda sull’aborto affermando innanzitutto che «le donne hanno diritto alla vita, la vita loro e la vita dei figli». Un aborto, ha spiegato, «è un omicidio, si uccide un essere umano», e «i medici che si prestano a questo sono, permettetemi la parola, sicari», a affermato. Il Pontefice ha poi chiosato: «su questo non si può discutere», perché «la scienza dice che al mese del concepimento ci sono tutti gli organi già, dunque si uccide un essere umano». Lo spunto di riflessione, inoltre, era stata la storia del Re del Belgio Baldovino, che si dimise pur di non firmare una legge abortista.
Ecco dunque la reazione della politica belga e soprattutto dell’Ordine dei Medici, in particolare di Torino, che hanno addirittura inviato una lettera - a firma del presidente Guido Giustetto - per chiedere al ministro degli Esteri Antonio Tajani di intervenire nei confronti dello Stato della Città del Vaticano. «Come mediche e medici – si legge – rispettiamo i diritti riconosciuti dallo Stato italiano, rispettiamo sempre e non giudichiamo le decisioni assunte dalle persone sulla propria salute. Rinnoviamo dunque la sorpresa e il dispiacere che esprimemmo direttamente al Papa nell’ottobre del 2018, quando già allora appellò pubblicamente con il termine “sicari” i medici non obiettori che praticano l’interruzione di gravidanza». «Come sanitari, incaricati di pubblico servizio, tenuti all'osservanza delle leggi del nostro Paese – prosegue la lettera –, chiediamo quindi di valutare una ferma presa di posizione nei confronti dello Stato della Città del Vaticano per il marchio di infamia impresso, con le parole del Pontefice, sulla categoria medica, affermazione al limite dell’ingerenza nella legittimità di una norma di legge del nostro Stato».
Parole pesanti, dunque, verso il Papa che - lo abbiamo detto - non ha fatto altro che fare il Papa, ribadire dunque la posizione di un’intera comunità di fedeli di tutto il mondo, oltre che della stessa Chiesa. Sicuramente la parola “sicario” è forte, non lo si mette in dubbio, ma forse è proprio la forza di questa provocazione che dovrebbe mettere in luce la gravità dell’aborto e di ciò che comporta: l’omicidio di un innocente nel grembo materno. Inoltre, è bene ribadirlo, il Papa ha citato la scienza, quella stessa e incontrovertibile che Pro Vita & Famiglia cita da anni e in ultimo, ma non per importanza, con la vasta campagna di informazione in tutta Italia della proiezione del video di “Baby Olivia”. La vita, infatti, inizia nel momento esatto del concepimento e già nelle prime settimane e nel primo mese si formano i primi e più importanti organi.