16/12/2021 di Luca Marcolivio

L’eurodeputato Borchia: «Su Simonetti, l’influencer blasfemo, Sassoli deve ancora fare chiarezza»

Per fare chiarezza sui legami tra il Parlamento Europeo e l’influencer lgbt Riccardo Simonetti, l’eurodeputato della Lega, Paolo Borchia ha scritto al presidente dell’Europarlamento, David Sassoli. L’apparizione di Simonetti in un servizio fotografico che raffigurava una Sacra Famiglia in versione gay friendly andrebbe a violare gli artt. 20 e 21 del Titolo III della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, in cui si sancisce il rispetto per la diversità religiosa e si vieta la discriminazione per motivi religiosi.

La richiesta di chiarimento dell’onorevole Borchia, indirizzata al presidente Sassoli e pienamente supportata da tutti gli europarlamentari leghisti, tocca il ruolo effettivo giocato da Simonetti in questi dieci mesi dalla sua nomina a “goodwill ambassador LGBT+” per il Parlamento Europeo. Dal momento in cui l’Europarlamento avrebbe smentito l’esistenza di un rapporto formale (tanto meno titolo oneroso) con Simonetti, quanto affermato dallo stesso Simonetti lo scorso febbraio, in occasione della nomina, lascia pensare ad impegno di carattere ben più formale.

Raggiunto telefonicamente da Pro Vita & Famiglia, Paolo Borchia ha anticipato parte dei contenuti della lettera a Sassoli e ha espresso il proprio punto di vista su tutta la vicenda.

 

Onorevole Borchia, sul caso Simonetti, lei ha scritto una lettera a David Sassoli. Che rilievi muove al presidente dell’Europarlamento?

«Abbiamo chiesto quale sia l’effettivo rapporto tra il Parlamento Europeo e Riccardo Simonetti. Personalmente ritengo che quanto è stato pubblicato da Simonetti sia di una gravità inaudita. Per principio, ritengo che episodi di questo tipo, non possono essere derubricati alla voce “goliardate” o a espressioni un po’ pittoresche della propria libertà. Stiamo parlando di fatti oggettivamente gravi. Quello che chiediamo al presidente Sassoli è di adoperarsi per avviare tutte le indagini necessarie a dimostrare nero su bianco che il Parlamento Europeo non solo non sapeva nulla ma nemmeno è legato a questo personaggio».

Che idea si è fatto sull'ambasciatore speciale LGBT?

«L’idea che mi sono fatto di Simonetti è ancora molto parziale: in questa fase siamo in attesa di ricevere delle indicazioni. Mi auguro non si finisca con il lasciar trascorrere le festività natalizie allo scopo di evitare che l’onda mediatica si calmi, perché oggettivamente – lo ribadisco – stiamo parlando di un episodio grave».

È Simonetti che si è preso troppa libertà o, in fondo, l’Unione Europea è connivente?

«Dire che Simonetti si sia preso troppa libertà, sarebbe una valutazione fin troppo benevola. Direi che purtroppo, negli ultimi anni, l’Unione Europea non sta brillando troppo, quando si tratta di prendere le difese del cristianesimo. Proprio per questo, attendo da Sassoli una risposta chiara e convincente».

Il caso Simonetti è stato preceduto di pochi giorni dalla vicenda della circolare della commissaria Helena Dalli che avrebbe imposto un linguaggio politicamente corretto, gender fluid e depurato da riferimenti cristiani, persino nei nomi. La concomitanza dei due episodi è casuale? O, al contrario, pensa possano far parte di un’unica regia?

«Sinceramente, io vedo una linea di continuità tra i due episodi. Anzi, se posso permettermi di citare un ulteriore dettaglio, ricordo che i primi anni che ero a Bruxelles, intorno al 2010 o 2011, l’onorevole Lorenzo Fontana, di cui ero collaboratore, sollevò in più sedi la questione che le cartoline di auguri natalizi stampate dall’Europarlamento, venivano proposte addirittura in sei versioni diverse ma nessuna di queste versioni contemplava l’immagine di una Natività. Erano raffigurati alberi di Natale, luci, ecc. ma fondamentalmente erano la proiezione di una festività natalizia maggiormente orientata ad un’immagine di stampo consumista, piuttosto che di stampo religioso. Fondamentalmente stiamo assistendo ad un’Unione Europea che conferma ancora una volta di essere una maxistruttura improntata all’ateismo, preoccupata più di difendere sensibilità legate ad altre religioni. Quando si tratta di prendere posizioni favorevoli al cristianesimo, latita pure troppo. La difesa dei valori cristiani non è sicuramente percepita come una delle priorità più urgenti».

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