02/08/2023 di Giuliano Guzzo

L’evento gender che, apertamente, vorrebbe indottrinare i bambini fin dalla più tenera età

Nonostante le critiche su contenuti spesso ideologici e sulla dubbia (anzi inesistente) utilità dell’ideologia gender ai fini di contenere le discriminazioni – vere o presunte -, l’attività di formazione su questi versanti continua. Anzi, pare quasi moltiplichi, con eventi che vengono programmati anche con mesi di anticipo e che hanno il loro perno nell’identità fluida, nel gender appunto e nella sessualità come tema da affrontare con i giovanissimi. Pare andare in questa direzione anche Intimità Adolescenti, un convegno on line che si terrà i prossimi 13 e 14 ottobre al fine di «capire e sostenere l’espressione dell’identità sessuale e affettiva».

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Sotto la direzione scientifica di Chiara Simonelli dell’Istituto di Sessuologia clinica di Roma, tale convegno – che si presenta come un «occasione per fare il punto sui dati più aggiornati provenienti dalla ricerca, dalla clinica e dalle pratiche educative e approfondire le basi per l’assessment e l’intervento clinico in presenza di disagi o disturbi legati alla sfera sessuale in adolescenza» - non è stato pensato per pochi specialisti. Al contrario, esso si rivolge a chiunque, dunque a «chi si occupa di educazione sessuale, valutazione e terapia, o desidera acquisire conoscenze, strategie e strumenti per un efficace accompagnamento di ragazze e ragazzi nel percorso di scoperta ed espressione della propria vita sessuale e affettiva». Ora, le parole fin qui riportate possono suonare condivisibili e si può affermare che in larga parte lo sono. C’è tuttavia qualcosa che stona profondamente, in tutta questa iniziativa.

Cosa è? Semplice. A risultare non convincente è il fatto che il convegno si chiami Intimità Adolescenti, ma non risulta affatto pensato per gli educatori che abbiano a che fare solo con gli adolescenti. Sempre sul sito di presentazione dell’evento, infatti, si leggono queste parole: «Sarebbe necessario iniziare a istruire bambini e bambine alla sessualità, alla conoscenza del corpo, da piccolissimi e fino alla pubertà, insegnando loro a farsi rispettare nell’intimità, nella loro identità e dignità personale». Ma quindi il convegno riguarda l’intimità adolescenziale – che comunque merita rispetto e non può essere oggetto di alcun intervento esterno che non profondamente delicato – oppure i modi migliori per «istruire bambini e bambine alla sessualità, alla conoscenza del corpo, da piccolissimi»?

Sarebbe molto utile capirlo; perché un conto è un ragazzino che può avere dai 10 fino ai 18 anni, un altro – ben diverso - sono «bambini e bambine […] piccolissimi». Una possibile risposta viene dal fatto che stessa direttrice scientifica Simonelli, qualche tempo fa, ha scritto un articolo uscito sull’Espresso eloquente fin dal titolo: «L’educazione sessuale in età infantile». Una simile impostazione pare difficile da condividere, anche se neppure ad un adolescente - a maggior ragione su temi delicati e personali come quelli della sfera intima e affettiva – andrebbero affatto “istruzioni” di alcun genere, dato che la sessualità non è una dimensione meccanica o ginnica; al massimo, andrebbero quindi dati insegnamenti, suggerimenti, possibilmente esempi virtuosi.

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Non è finita. In tutta la presentazione di questo convegno, non risultano – almeno sul sito – nominate mai le parole: famiglia, genitori, padri e madri. Non sarà che la linea che anima Intimità Adolescenti sia quella di scavalcare le famiglie nel loro primato educativo nei confronti dei loro figli? Questo lascia intendere l’omissione terminologica appena evidenziata. Che magari è stata solo una semplice svista oppure, invece, è la conferma di una visione antropologica e politica estremamente di parte, che vede soggetti terzi – lo Stato, la scuola, gli “esperti” – sentirsi investiti di invadere campi educativi che, invece, spettano solo ed esclusivamente (per valori, contenuti e anche tempistiche) a papà e mamma. Tutto il resto sono gravi ingerenze.

 

 

 

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