Sull’identità di genere, il Movimento 5 Stelle ha gettato definitivamente la maschera. I pentastellati sono sempre stati particolarmente gay friendly ma questa inclinazione era rimasta relativamente sottotraccia durante la passata legislatura e, in particolare, all’inizio dell’attuale, ovvero nei quindici mesi di governo giallo-verde. Nei giorni in cui in Senato, il Movimento fa barricate sul ddl Zan nella sua forma più intransigente, una decisa sterzata verso l’ideologia arcobaleno arriva dal nuovo statuto, che, all’articolo 2-5b («Il rispetto della persona»), tra i «diritti» e le «libertà fondamentali», ricomprende «il pieno diritto ad amare e ad essere amati, nel rispetto delle identità sessuali e di genere. Ogni forma di discriminazione va combattuta, valorizzando un approccio culturale basato sul rispetto dell’altro».
Lo statuto, sul quale gli iscritti si pronunceranno il 2 e 3 agosto prossimi, è stato presentato dall’ex premier Giuseppe Conte, miracolosamente riabilitato dal fondatore Beppe Grillo, sia pure in un clima precario da “separati in casa”. Ebbene, proprio Conte accreditato come l’anima moderata, centrista e “cattolica” del Movimento, il soggetto in grado di raccogliere i consensi più trasversali, avrebbe così sposato la linea più intransigente e divisiva, secondo uno schema già visto con Enrico Letta, da quando ha assunto la guida del Partito Democratico.
Non è un caso che, nell’ambito del M5S, la prima a plaudire alla scelta di Conte, è stata la senatrice Alessandra Maiorino, una degli ultrà del ddl Zan, lei stessa relatrice di un progetto di legge sull’omotransfobia, assai simile a quello attualmente in discussione. «Questo è il MoVimento 5 Stelle che tutti insieme, in questi lunghi anni, abbiamo costruito. I diritti fondamentali della persona non sono negoziabili, non sono “ideologie”, e non sono abdicabili. Sono orgogliosa di questo risultato!», scrive la senatrice Maiorino sul suo profilo Facebook.
Non meno entusiasta Kemal Pasovic, fondatore dell’Osservatorio Parlamentare 5 Stelle per i diritti civili e Lgbt, che a Gaynews ha dichiarato: «Dal 2013 insieme a tantissimi attivisti e parlamentari M5S abbiamo intrapreso una grande battaglia politica sui diritti civili e Lgbt. La svolta di Giuseppe Conte ha reso cristallino il cammino del Movimento su questo tema. Mai più ambiguità ma un impegno che è ormai anche parte dei principi e identità della forza politica».
Se mai qualcuno nutrisse ancora qualche dubbio, il futuro del Movimento 5 Stelle è lastricato di arcobaleno. C’è da scommettere che su questo aspetto, i “capi politici” che si succederanno nei prossimi anni non transigeranno. E i tanti elettori e iscritti indecisi su questi temi, che ancora credono nel Movimento, dovranno pedissequamente adeguarsi alla dittatura lgbt.