Le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) sui transgender «riguarderanno esclusivamente il trattamento degli adulti e non emetteranno raccomandazioni per bambini o adolescenti». A riferirlo è stata la stessa Oms in una nota di aggiornamento del 15 gennaio scorso, estendendo inoltre al 2 febbraio 2024 il termine ultimo per i commenti pubblici in merito alle linee guida.
L’organo delle Nazioni Unite ha dichiarato che, a causa delle prove incerte a favore della «riaffermazione della cura» per i minori, concentrerà le sue raccomandazioni solo sugli adulti. In particolare, la nota afferma che «la base di prove per bambini e adolescenti è limitata e variabile per quanto riguarda i risultati a lungo termine dell’assistenza di affermazione di genere per bambini e adolescenti». Tuttavia, questo linguaggio indica che l’Oms attualmente ritiene che le prove effettuate per il gruppo vulnerabile dei giovani adulti di età compresa tra 18 e 25 anni supportino – per questo gruppo - il piano dichiarato di raccomandare un accesso ampliato agli ormoni.
La composizione del panel per le linee guida (Gdg) potrà inoltre subire modifiche, se pensiamo che ciò è già avvenuto in questi ultimi giorni. Uno dei membri più controversi, infatti, non appare più nel gruppo «a causa di conflitti di programmazione». Ma queste non sono le uniche novità. La tempistica per il processo di sviluppo delle linee guida, infatti, sembra essere stata estesa e l’elaborazione potrebbe ora richiedere «fino a 2 anni». L’annuncio originale, al contrario, affermava che l’incontro di febbraio del Gdg avrebbe avuto lo scopo di «formulare raccomandazioni» e «suggerire considerazioni sull’implementazione», senza indicare un tempo così lungo.
Ma torniamo alla questione minori. Si tratta di una vittoria, quindi, per le organizzazioni pro-life e pro-family (tra queste Pro Vita & Famiglia), che, a cavallo tra dicembre e gennaio, hanno dato battaglia e fatto pressione, informazione e creato dibattito nell’opinione pubblica affinché il buon senso e l’ordine naturale delle cose fossero ripristinati? Beh, solo in parte ci viene da dire.
Nella migliore delle ipotesi, infatti, è stata vinta una battaglia, non certo una guerra. Indubbiamente, le pressioni dei pro-life hanno avuto la loro efficacia ma la risposta dell’Oms, per quanto abbia indubbiamente ammorbidito i contenuti iniziali, continua a prestarsi a una notevole ambiguità. Non si comprende, ad esempio, se la riunione inizialmente convocata per il 19-21 febbraio, alla fine, si terrà o meno. Nemmeno nella durata di elaborazione, indicata in due anni, vi è nulla di certo.
Inoltre, se da una parte si può forse essere un po’ più tranquilli per l’esclusione dei bambini da queste linee-guida, dall’altra chi può dare la certezza che ciò sarà davvero rispettato? Chi può effettivamente assicurare che il piano inclinato del transgenderismo – seppur ora per soli adulti – non peggiori fino a far entrare, dalla finestra, istanze come la disforia di genere, i bloccanti della pubertà e, quindi, la transizione di genere anche per i minori?
A tal proposito, un altro aspetto vergognoso fin dai primi gironi riguarda la composizione della Commissione incaricata della stesura delle linee guida. È noto, che, nelle scorse settimane, uno dei membri della Commissione (il “transfemminista” Florence Ashley) si è dimesso dall’incarico. Una rondine, tuttavia, non fa primavera e nulla esclude che, di qui a due anni, gli avvicendamenti possano ancora essere numerosi, producendo effetti sulle linee guida definitive in senso migliorativo o peggiorativo. Nessuno, quindi, come detto, ci potrà garantire che nelle prossime sessioni non si tornerà a parlare di transizione di genere tra i bambini e gli adolescenti.
Il vero nodo critico di tutta la vicenda, in ogni caso, sta nel fatto che la composizione della Commissione rimane particolarmente affollata di persone e attivisti transgender ed Lgbt che, come si può facilmente intuire, porterebbero a sbilanciare le linee guida verso un approccio particolarmente “liberal”, con poco riguardo verso l’età delle persone indirizzate verso la transizione. L’orientamento fazioso (e ben poco scientifico) della Commissione rimane un dato incontestabile e dovrebbe indurre l’intero movimento pro-life a rigettare ogni compromesso. In altre parole: così com’è, la Commissione Oms per le linee guida sui transgender andrebbe smantellata, stoppando sul nascere la produzione di un documento che avrebbe comunque conseguenze devastanti.
Cosa sarebbe auspicabile, dunque, per il bene dei minori di tutto il mondo e, in particolare, dei minori con disforia di genere? Ammesso e non concesso che delle linee guida siano necessarie (ma è davvero così?) l’eventuale Commissione redigente dovrebbe avere al suo interno solo ed esclusivamente persone dalla conclamata competenza scientifica, ovvero degli esperti super partes, il cui unico obiettivo sia la verità delle cose e il bene comune.