Ieri un articolo su http://it.ibtimes.com , dal titolo “Omofobia,è l’Italia il paese più intollerante d’Europa”, dava notizia di un sondaggio condotto dall’Agenzia europea per i diritti civili, che ha coinvolto 93mila persone LGBT in Europa. I risultati non lascerebbero spazio a dubbi: il nostro continente è ancora troppo omofobo; gli italiani, poi, sarebbero afflitti da un alto grado di omofobia.
Dunque, l’Italia è omofoba?
E’ opportuno, anzitutto, fare chiarezza sui termini. Bisogna dire con forza che la nozione stessa di “omofobia” è, oltre che etimologicamente assurda, almeno ambigua, fonte di equivoci, in definitiva, intrinsecamente sbagliata. Quel che è moralmente riprovevole è la violenza, il bullismo, l’emarginazione, l’ingiusta discriminazione, per qualsiasi motivo soggettivo: cristianofobia, xenofobia (ma anche, se volete, “omofobia”, grassofobia, bruttofobia, ecc.). Se invece con il termine di “omofobia” si vuole indicare la “avversione verso il comportamento omosessuale in se stesso” (come è intesa sempre più spesso dalle comunità LGBT, e come è definita anche nei vari documenti emanati dall’UNAR), allora essa non solo non rappresenta un problema sociale, ma è anzi assolutamente giustificata. L’avversione verso il comportamento omosessuale in se stesso (non verso la persona omosessuale, che spesso soffre per le sue stesse tendenze, e verso cui bisogna in ogni caso esercitare la carità e la misericordia) è fondata in ragione, perché il comportamento omosessuale costituisce sia un disordine morale grave, sia una fonte di disturbi psicologici e di malattie fisiche.
L’articolo in questione parte da una definizione di “omofobia” che alimenta l’equivoco di cui si parla: omofobo, ad esempio, sarebbe il paese che non riconosce i matrimoni gay e i diversi altri pseudo-diritti che spetterebbero specificamente in quanto “gay” (“le discriminazioni, tuttavia, non avvengono in maniera uniforme su tutto il territorio europeo; guardando la mappa dei paesi che riconoscono il matrimonio o le unioni civili tra omosessuali e quelli che invece non li prevedono …”). Ebbene: se questo è omofobia, ci dichiariamo fieramente omofobi! È da notare, inoltre, come, ammettendo una tale definizione di omofobia, le comunità LGBT cadano in un curioso vizio logico, detto ragionamento circolare: infatti si argomenta spesso che ci vogliono legislazioni “gay friendly” (matrimoni, adozioni, ecc.) in chiave anche “pedagogica”, per diminuire l’omofobia socialmente diffusa; ma d’altra parte si sostiene che l’assenza di una legislazione “gay friendly” costituisce essa stessa omofobia. Quindi l’argomento, in fin dei conti, si riconduce a questo: ci vuole una legislazione “gay friendly” anche perché ci sia una legislazione più “gay friendly” … magnifico!
Il contenuto dell’articolo “Omofobia, è l’Italia il paese più intollerante d’Europa” smentisce subito il suo titolo: l’Italia non sarebbe “il paese più intollerante d’Europa” ma si “avvicinerebbe in maniera preoccupante” ai “paesi dell’ex blocco sovietico”. Guardiamo più da vicino, però, i risultati dell’indagine. Si fa notare che la percentuale degli omosessuali che fanno “outing” è piccola a scuola, ma aumenta progressivamente con l’età: all’università, poi al lavoro. Questo tuttavia dimostra ben poco sul grado di omofobia sociale, visto che le percentuali basse di chi fa “outing” possono dipendere da altri fattori, come un certo senso del “pudore” che spinge molti omosessuali a non pubblicizzare le proprie tendenze sessuali, ma anche il fatto che un gran numero di queste persone vivono in modo egodistonico la propria tendenza. Inoltre fare “outing” richiede un certo “coraggio” (si notino le virgolette) ed è normale che questo aumenti con l’età. Ma i dati determinanti saranno forse altri ….
“Il 96% dei partecipanti al sondaggio [persone LGBT, si ricordi] ritiene che i cittadini italiani facciano abitualmente battute offensive sui gay” … ammirate la scientificità del quesito sotteso! (tutti gli italiani? La maggior parte? Quanto spesso è “fare battute abitualmente”? Quale è il criterio di offensività?).
Quanto alle “aggressioni fisiche”, parametro che potrebbe aspirare ad una maggiore oggettività, l’articolo riporta che “Il 69% degli intervistati ritiene che in Italia possano verificarsi aggressioni e pestaggi a danno dei gay” (e non c’è da stupirsi, visto i casi, spesso falsi, montati ad arte dai media per “sensibilizzare” l’opinione pubblica) … in altre parole, ecco la conclusione di fondo di questa nuova indagine dell’Agenzia europea per i diritti civili: c’è omofobia perché gli LGBT ritengono che ci sia o che ci possa essere! Si chiede alla persone più emotivamente coinvolte, e più interessate all’esistenza (dal punto di vista strategico) della “emergenza omofobia”, il loro parere soggettivo sul grado di omofobia che alberga nell’animo del resto della popolazione … questo sarebbe un criterio scientifico oggettivo?
In ogni caso, le chiacchiere, oltre a cadere da se stesse, non reggono di fronte ai dati oggettivi che abbiamo spesso riportato su questo sito. Astrazione fatta di quello che abbiamo detto sulla scorrettezza concettuale rappresentata dalla cosiddetta “omofobia”, molti dati oggettivi e convergenti spingono a concludere che, in Italia, non esiste “l’emergenza omofobia” invocata per introdurre quella legislazione di favore e di speciale tutela che le comunità LGBT reclamano:
- L’indagine statistica del Pew Research Centre, Global Devide on Homosexuality, colloca l’Italia all’ottavo posto nella classifica dei paesi “gay friendly”, subito dopo la Francia e l’Inghilterra;
- La ricerca SWG Scenari dell’Italia che cambia, mostra le 15 categorie più “odiate” dagli italiani, tra cui il fisco, gli immigrati, e altri … ma nessuna traccia degli omosessuali;
- L’OSCAD, inserito nel Ministero dell’Interno, che monitorizza gli atti di discriminazione, ha ricevuto in più di tre anni solo 83 segnalazioni di discriminazioni dovute all’orientamento sessuale: quindi circa soltanto 27 segnalazioni (solo “segnalazioni”, non parliamo nemmeno di denunce o reati accertati) ogni anno, in tutto il territorio nazionale;
- Nessun (ripetiamo: nessuno) giudice del lavoro ha mai conosciuto di un solo caso di discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale;
- Angelo Caltagirone, presidente di EDGE, l’organizzazione di imprenditori gay, con dati ISTAT alla mano, ha confermato che non è possibile sostenere che l’Italia sia un paese omofobo.
Insomma, lo spettro dell’omofobia non è stato ancora avvistato …
Alessandro Fiore