Venerdì scorso il Consiglio per i diritti umani dell’ ONU ha approvato una Risoluzione (25 voti a favore, 14 contro) per contrastare la “violenza” e la “discriminazione” ai danni delle persone LGBT, promossa da una serie di nazioni latinoamericane (Argentina, Brasile, Cile e Colombia).
Se si vuole contrastare la violenza contro qualsiasi persona, senza privilegiare irragionevolmente certe categorie, nulla quaestio, ma conosciamo ormai bene la portata ideologica del concetto di “non discriminazione”, in questo caso. Secondo Jessica Stern, direttore esecutivo del Gay and Lesbian Human Rights Commission International, questa non sarebbe che “la punta dell’iceberg” dell’espansione dei diritti gay in tutto il mondo. Interessante notare la distribuzione delle forze in campo: secondo la NBC News la Risoluzione è stata approvata con il forte sostegno degli Stati Uniti. Non a caso il Segretario di Stato John Kerry ha sostenuto che c’è un “obbligo morale di parlare contro l’emarginazione e la persecuzione delle persone LGBT ”. Anche l’Italia e l’Irlanda hanno dato la loro approvazione alla Risoluzione.
Si conferma il ruolo positivo della Russia nella sua opposizione al movimento omosessualista mondiale: dopo aver emanato leggi nazionali, duramente criticate dalla stampa occidentale, ma che mirano semplicemente a proteggere i minori dalla propaganda omosessualista e dalle altre perversioni sessuali, la Russia decide di votare contro questa Risoluzione arcobaleno. Anche le nazioni islamiche hanno votato contro. India e Cina, invece, si sono astenute. Gli Stati africani (come Uganda e Nigeria) hanno generalmente condannato la Risoluzione, eccetto il Sudafrica che l’ha approvata.
Nessuna grossa sorpresa quindi (tranne forse l’Irlanda, che da un po’ di tempo è vittima dei tentativi del suo Governo di mutare la sua impostazione tradizionalmente cattolica). Stati Uniti e Unione Europea confermano la loro volontà di assecondare il programma LGBT , anzi di alzare il livello di protezione della comunità LGBT , trasformando i nuovi diritti in altrettanti “Diritti dell’Uomo”. Altri paesi (con la Russia in testa, non fosse altro che per la sua rilevanza) si oppongono a questa deriva, sapendo bene quale ideologia si nasconda dietro le parole “non-discriminazione” e “uguaglianza”. Si delinea sempre più nettamente, su questi temi, uno “scontro di civiltà”.
Alessandro Fiore
Fonte: http://lastdayswatchman.blogspot.it/