24/06/2021 di Manuela Antonacci

L’Uefa mette in fuorigioco il Pride, ma poi cede al pressing Lgbt

Sembrava troppo bella per essere vera, la decisione presa dalla Uefa, di negare lo stadio 'arcobaleno' a Monaco di Baviera, in occasione di Germania-Ungheria, di ieri sera. Il motivo era quello di evitare riferimenti politici di alcun tipo. Così, stavamo già tirando un sospiro di sollievo perché finalmente “c’è chi dice no”.

Peraltro, la proposta era partita dal sindaco Dieter Reiter, che avrebbe voluto sostenere il movimento 'LGBT'. Anzi, a dire il vero, il sindaco tedesco, con il suo gesto, avrebbe voluto esprimere una presa di posizione precisa, contro il governo di Budapest, reo, secondo certa poco imparziale narrazione, di aver approvato leggi discriminatorie nei confronti degli omosessuali.

In realtà, l'Ungheria di Orbán ha approvato con una maggioranza schiacciante un pacchetto di norme che vietano la pubblicità LGBT, sui media e nelle scuole. Quindi, il no della Uefa, in questo caso suonava particolarmente significativo. Eppure è accaduto che, alle prime proteste la UEFA, pur mantenendo ferma la decisione di non colorare di arcobaleno lo stadio, tuttavia, un mezzo passo indietro l’ha fatto, tingendo di tutti i colori il proprio logo, apposto ad un comunicato stampa, in cui ha risposto alla pioggia di critiche così: “Oggi la UEFA è orgogliosa di indossare i colori dell'arcobaleno. È un simbolo che incarna i nostri valori fondamentali, promuovendo tutto ciò in cui crediamo: una società più giusta ed egualitaria, tollerante con tutti, indipendentemente dal loro background, credo o genere. Alcune persone hanno interpretato la decisione della UEFA di rifiutare la richiesta della città di Monaco di illuminare lo stadio di Monaco con i colori dell'arcobaleno per una partita di EURO 2020 come "politica". Al contrario, la richiesta stessa era politica, legata alla presenza della squadra di calcio ungherese allo stadio per la partita di questa sera con la Germania. Per la UEFA, l'arcobaleno non è un simbolo politico, ma un segno del nostro fermo impegno per una società più diversificata e inclusiva".

Ma noi aggiungiamo che, non si capisce perché si sarebbe dovuto illuminare lo stadio con i colori arcobaleno, mostrando sensibilità verso una sola forma di discriminazione. E tutte le altre? E perché non tenere conto delle donne discriminate o dei cristiani perseguitati o di chi subisce atti di razzismo? Siamo alle solite: l’atteggiamento discriminatorio viene, come al solito, proprio da parte di chi dice di voler combattere le discriminazioni e pretende, seppure implicitamente ma, con atti concreti (come questo, ad esempio) di creare una sorta di classifica, persino tra le discriminazioni. Una pretesa arrogante, insomma che tende a ribadire che, in teoria tutti sono uguali, ma nei fatti, ci sono alcuni più uguali degli altri.

 

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