29/03/2022 di Fabrizio Cannone

L’ultima follia di Saviano: legalizzare la prostituzione, ma le femministe insorgono

Regolare i sex workers per evitare abusi (e la deriva nel narcotraffico). Dietro questo titolo piuttosto ambiguo, lo scrittore (e tuttologo) Roberto Saviano chiede, dal sito del Corriere della Sera, la legalizzazione della prostituzione. A seguito di quanto avviene già in alcuni paesi del nord, come la Germania e l’Olanda.

Secondo Saviano, inoltre, «è sbagliato parlare di prostituzione, bisogna porre l’accento sul fatto che si tratta di una vera e propria categoria professionale». Il bordello legale, quindi, non sarebbe la triste reliquia di un’altra epoca, superata e archiviata dalla legge Merlin del 1958, ma sarebbe il futuro radioso verso cui dovremmo dirigerci. Legge Merlin, lo ricordiamo, che condannava non solo lo sfruttamento, ma anche il “favoreggiamento della prostituzione”. Favoreggiamento che ci può essere anche in chi esalta, legittima e giustifica proprio il “sex work”.

La regolamentazione della prostituzione, come la intende Saviano, servirebbe «proprio per evitare abusi», che sono possibili «in tutte le relazioni di potere». In più, come se non bastasse, l’autore di Gomorra non ha perso l’occasione per tirare in ballo la Chiesa: rea di adottare da sempre, in Italia, una «longa manus» e un «approccio paternalistico» verso la prostituzione. Approccio che, sempre secondo Saviano, avrebbe un «annesso giudizio morale», verso «una professione che ancora oggi non può essere riconosciuta ma solo stigmatizzata». Si parla di stigma, dunque, quando invece ben sappiamo che si tratta semplicemente di buon senso e civiltà e non di arcaici pregiudizi e tabù.

Le parole di Saviano non sono però rimaste senza risposta, arrivata in modo piccato da Marina Terragni, femminista da anni in prima linea per difendere le donne, che ha commentato la follia dello sdoganamento della prostituzione con un articolo piuttosto salato, pubblicato sul blog delle femministe italiane, feministpost.it. Secondo il pezzo, addirittura «Saviano non ne imbrocca una» quando parla di donne. E quest’ultima uscita sulla prostituzione legale non fa eccezione.

Secondo la Terragni, infatti, la prostituzione legale, dietro l’apparenza del rispetto di un formale contratto di lavoro, nasconde in realtà, «il supposto diritto maschile a disporre di carne femminile a pagamento per un sesso di scarica, o per dimenticare le frustrazioni o per esercitare il proprio dominio».

Saviano quindi, nelle sue proposte à la page, dimostrerebbe una «misoginia imperdonabile». Misoginia che ignora, o fa finta di ignorare, «lo schifo che prova una donna per gli uomini che pagano per stuprarlai farmaci e le sostanze che butta giù per riuscire a sopportare quelle mani e quei genitali e quelle bocche ‘libere’ di farle di tutto».

Nei Paesi dove è stata legalizzata, aggiunge la Terragni, la prostituzione è divenuta presto una «tratta delle schiave sessuali». Con cui «le mafie di tutto il mondo fanno affari con la carne femminile».

Possibile che il nostro avanguardista, sempre in prima linea proprio contro la criminalità organizzata, non se ne accorga? La stessa Monica Sergentini, firma proprio del Corriere della Sera, ha dichiarato con un tweet (poi rimosso) il suo stupore nel leggere sul suo giornale le proposte regressive di Saviano.

Marina Terragni, infine, conclude l’articolo consigliando a Saviano la lettura di libri, tutti al femminile, scritti in difesa delle donne e contro la prostituzione (legale o illegale che sia). Tra questi Il mito Pretty woman. Come la lobby dell'industria del sesso ci spaccia la prostituzione (2018) di Julie Bindel o Stupro a pagamento di Rachel Moran (2017).

 

 

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