14/09/2023

L’Unione Europea apre al commercio di embrioni

Il Parlamento Europeo, martedì scorso, ha approvato una proposta di regolamento (483 voti a favore, 89 astensioni e 52 contrari) che sostanzialmente rischia di aprire le porte alla commercializzazione di embrioni e feti, di fatto equiparati a “sostanze di origine umana” come anche sangue e plasma.

Di fatto il regolamento è stato approvato, in prima istanza, e mira - sulla carta - a proteggere maggiormente i cittadini che donano sangue, tessuti o cellule o che vengono curati con queste sostanze umane. Andando ancora più nel dettaglio, però, il documento - il cui titolo è “Standard di qualità e sicurezza per le sostanze di origine umana destinate all'applicazione sugli esseri umani” (o regolamento SoHO)” - mira a condividere cellule, sangue e tessuti umani all'interno degli Stati membri in maniera armonizzata e standardizzata. Vari emendamenti, inoltre, hanno introdotto direttamente la dicitura “embrioni” in tali sostanze. Addirittura il Partito Popolare Europeo, come riporta anche La Nuova Bussola Quotidiana, per mezzo della relatrice Nathalie Colin-Oesterlé ci tenuto a sottolineare che il partito «riconosce e sostiene l'esistenza di un mercato europeo della fertilità per giustificare gli scambi transfrontalieri di gameti, embrioni e feti in caso di carenza in uno Stato membro».

Poiché embrioni e feti sono inclusi, appunto, nelle categorie di tessuti e cellule, tutto questo scenario rischia di aprire concretamente alla legalizzazione del mercato di vite umane in Europa. Inoltre è chiaro come ci sia dietro anche tutto un disegno (politico e culturale) per far passare sempre di più il messaggio e il concetto della NON dignità della vita umana quando nel grembo materno. Se, infatti, si possono includere feti ed embrioni nell’ampio concetto di «sostanze di origine umana» allora tutto ciò riduce proprio feti ed embrioni a qualcosa di non “vivo”, qualcosa di equiparabile a grumi di cellule e per questo non solo non degni di diritti, ma anche oggetti (e non soggetti) da sfruttare a uso e consumo anche di fini abietti, come l’eugenetica.

L’unica consolazione - davvero magra, ma che per il momento ci salva - è che gli Stati Membri rimangono responsabili delle decisioni in merito alle questioni etiche e dunque determinate pratiche di compravendita o commercializzazione se vietato in un determinato Stato rimarranno tali. Un’ultima speranza, infine, è data dal fatto che l’approvazione di martedì scorso non è definitiva e devono ancora tenersi i dialoghi tra Commissione, Parlamento e Consiglio prima di arrivare alla riapprovazione in Parlamento. Nei prossimi mesi, lo sappiamo, saranno intense anche le questioni elettorali in vista del ricambio proprio del Parlamento nel 2024, e c’è dunque la speranza che ci possano essere nuovi - e tanti - eurodeputati pro life da sovvertire quanto, invece, ora approvato.

 

Fonte: NBQ

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