Un Paese civile, come vorrebbe definirsi l’Italia, può essere a favore dell’utero in affitto, moderna forma di schiavitù a danno di donne e bambini? Pare proprio di sì, o almeno questo è l’indirizzo che sta prendendo la nostra classe politica. A insegnarcelo è il recente caso del Trentino, dove lo scorso 4 novembre il Consiglio Provinciale ha bocciato una proposta di mozione presentata da Civica Trentina, a firma dei Consiglieri Rodolfo Borga e Claudio Civettini, nella quale si proponeva di condannare con fermezza l’utero in affitto.
ProVita ha parlato della bocciatura della mozione, assai emblematica per i motivi su cui è basata, con il Capogruppo di Civica Trentina Rodolfo Borga.
Consigliere, come mai avete deciso di presentare una mozione sull’utero in affitto?
Venivamo dalla battaglia contro il ddl sull’omofobia, che grazie all’ostruzionismo di larga parte della minoranza la Giunta è stata costretta a ritirare, e rispetto al quale uno degli argomenti fondamentali era stato questo; inoltre abbiamo visto che c’è stato un movimento molto trasversale – a livello internazionale e nazionale – contro la pratica dell’utero in affitto, con una serie di importanti iniziative anche a livello istituzionale, anche da parte del mondo della sinistra, nonché da quello femminista e del mondo omosessuale femminile.
Nella mozione abbiamo riportato tutti questi giudizi profondamente negativi sull’utero in affitto, con la convinzione che sarebbe stato difficile per il centro-sinistra trentino non votarla, invece..
La vostra voleva dunque essere una condanna netta dell’utero in affitto?
Assolutamente, e sotto un duplice aspetto. Si stratta infatti di una mercificazione che ha per oggetto esseri umani, la quale da un lato è lesiva della dignità della donna e dall’altra va a ledere il fondamentale diritto dei bambini ad avere un padre e una madre.
Qual era la richiesta che intendevate avanzare con questa mozione?
In Italia l’utero in affitto è vietato, ma vediamo come questo divieto sia facilmente aggirato comprando bambini all’estero. La richiesta che abbiamo fatto – come già altri a livello internazionale – è quella di introdurre una legislazione che vieti comunque di riconoscere, anche indirettamente, pratiche che in Italia sono vietate e costituiscono addirittura reato.
Quindi la proposta di mozione era per manifestare contrarietà contro questa pratica e per far sì che il Consiglio Provinciale si pronunciasse, per poi inviare il documento al Parlamento. L’auspicio di questa nostra pressione politica era che anche in quella sede si risvegliasse la discussione sull’utero in affitto, così come si sta cercando di fare con iniziative quali la petizione della stessa ProVita e altre a livello internazionale.
Bisognerebbe intervenire a livello normativo dei singoli stati per impedire l’utero in affitto: questo era l’appello che avremmo voluto rivolgere al nostro Parlamento.
Prima di arrivare a dire come sono andare le cose in Consiglio Provinciale, quale pensava sarebbe stato l’iter della vostra mozione?
Personalmente pensavo che, seppure a denti stretti – considerate le premesse che riprendono giudizi e appelli che provengono dal mondo della sinistra – anche il nostro Trentino, benché schierato a sinistra, non avrebbe potuto far altro che approvare la mozione.
Invece com’è andata?
Invece, nonostante la Giunta abbia lasciato sostanzialmente libertà di voto al Consiglio, sono intervenuti i rappresentanti del Partito Democratico esprimendo la loro posizione contraria e le forze cosiddette moderate si sono adeguate senza neppure intervenire e hanno votato no.
Già questa posizione è grave. Ma, oltre a questo, siete stati vittime di un ricatto...
Esattamente. Ci è stato detto che se avessimo tolto il riferimento al diritto a ogni bambino ad avere un padre e una madre e avessimo lasciato solamente l’aspetto, indubitabile, relativo al fatto che l’utero in affitto è lesivo della dignità della donna, allora avrebbero approvato la mozione.
Io e il collega Civettini, cofirmatario della mozione, non abbiamo accettato di scendere a compromessi rispetto a questo diritto elementare. È inaccettabile che il Consiglio Provinciale sottoponga a ricatti di questo tipo un documento politico e abbiamo preferito che i sedicenti moderati del centro sinistra votassero “No”, dicendo così implicitamente che non c’è il diritto di ogni bambino ad avere un padre e una madre.
Con la nostra Autonomia, talvolta, riusciamo a fare peggio rispetto a quanto si fa in Italia e in Europa.
Come andrete avanti rispetto a questa cosa?
Noi, come minoranza, abbiamo più un potere d’interdizione che propositivo. Questo è lo strumento che abbiamo utilizzato in occasione della discussione sul ddl omofobia e anche nell’altra recente vittoria in relazione alla legge sulla scuola e che è una sorta di “obiezione di coscienza” dei genitori su temi sensibili come questi: in Trentino, ora, tutti i genitori degli alunni trentini minorenni hanno il diritto di essere informati puntualmente dalle scuole rispetto ai corsi che vengono fatti e possono anche decidere di tenerli legittimamente a casa e non farli partecipare.
Per la questione dell’utero in affitto, stiamo a vedere come evolverà la situazione.
Si può dire che a furia d’inseguire il progresso, la nostra società si sta “imbarbarendo”?
Sì, a furia d’inseguire il progresso così come lo intendono i progressisti sicuramente stiamo facendo dei passi indietro che sono clamorosi. Legittimare formalmente pratiche aberranti come quella dell’utero in affitto è assolutamente contrario a ogni responsabilità civile e politica.
Toni Brandi
#STOPuteroinaffitto: firma e fai firmare qui la petizione
contro l’inerzia delle autorità di fronte alla mercificazione delle donne e dei bambini