19/05/2023 di Luca Marcolivio

Manifestazione “Scegliamo la Vita”. Amato (Giuristi per la Vita): «Siamo di fronte a una sfida escatologica»

L’avvocato Gianfranco Amato è tutt’altro che un personaggio di secondo piano nell’ambiente pro-life. La Marcia per la Vita italiana l’ha vista nascere, nell’ormai lontano 2012: fu proprio in quell’occasione che Amato diede corpo all’associazione “Giuristi per la Vita”, protagonista di tante battaglie legali e culturali in Italia e all’estero nell’ultimo decennio. Contattato da Pro Vita & Famiglia, l’avvocato Amato ha parlato della sua esperienza e militanza pro-life e ha individuato il vero nocciolo della cultura della morte che domina in questi anni: l’idea che l’uomo possa creare e plasmare la vita. La Manifestazione per la Vita di sabato 20 maggio sarà l’occasione per affermare dei principi diametralmente opposti.

Avvocato Amato, lei sarà presente sabato prossimo alla Manifestazione per la Vita, assieme ai Giuristi per la Vita, che lei ha fondato. Con che spirito?

«L’associazione “Giuristi per la Vita”, di cui sono presidente, è nata undici anni fa, proprio in occasione della prima Marcia per la Vita italiana, da un’intuizione mia e del compianto Mario Palmaro, che allora era vicepresidente. Fondammo i Giuristi per la Vita, non tanto per dar forma all’ennesima associazione pro-life italiana, ma con l’idea molto concreta di creare una sorta di task force, un team, un’equipe operativa composta da avvocati, magistrati e docenti universitari e così è rimasta in tutti questi anni, attualmente con una cinquantina di membri distribuiti un po’ in tutta Italia. Concretamente che cosa abbiamo fatto in questi undici anni? Abbiamo difeso la vita dal concepimento alla morte naturale, la famiglia naturale basata sull’unione tra un uomo e una donna, la libertà di educazione dei genitori e anche la libertà religiosa, nella sede in cui questi diritti vengono interpretati e applicati, quindi anche in tribunale. Assieme a Pro Vita, con Toni Brandi, abbiamo portato avanti tantissime battaglie legali, grazie anche al contributo di Giacomo Rocchi, magistrato e membro autorevole dei Giuristi per la Vita. Facemmo anche delle controdeduzioni al Consiglio d’Europa rispetto a un ricorso presentato dalla Cgil sul diritto all’obiezione di coscienza, quindi, siamo stati attivi sia a livello nazionale che internazionale. Poi abbiamo dato il nostro contributo ai due Family Day: quello del 20 giugno 2015 a piazza San Giovanni e quello del 30 gennaio 2016 al Circo Massimo: un’esperienza davvero esaltante. Essendo nati proprio nell’ambito della Marcia per la Vita, sabato prossimo non potremo non esserci».

Soprattutto a partire dallo scorso anno, la Manifestazione è diventata sempre più inclusiva e aperta a tante realtà e movimenti. Ritiene positiva questa “polifonia”?

«Noi Giuristi per la Vita siamo nati proprio in un tentativo di aggregare che poi, purtroppo, come sappiamo, è fallito, ma il nostro spirito rimane quello. Ci tengo a ribadirlo: fin dall’inizio, è stata una realtà totalmente inclusiva. Uno dei mali del mondo pro-life italiano, che ho sempre denunciato con franchezza e senza peli sulla lingua, è proprio in questo male endemico che è il personalismo e il “primadonnismo”. Lo dice uno che non ha mai avuto dubbi a fare un passo indietro: a noi non è mai interessata né la visibilità, né il protagonismo, anche perché, personalmente, di visibilità ne ho avuta anche troppa, mentre il protagonismo, di solito, porta ad essere bersaglio di contumelie e attacchi, anche fisici. Anche per queste ragioni, qualunque iniziativa che aiuti a superare questi limiti e a mostrare un fronte unitario non può che essere la benvenuta».

L’aborto e la Legge 194 sono i due argomenti storici della Manifestazione che, con gli anni, è diventata sempre più onnicomprensiva e volta a difendere la vita in ogni sua manifestazione. A suo avviso, qual è il vero tema di fondo di questo evento?

«C’è una visione che, secondo me, sta caratterizzando questa società postmoderna e liquida, una prospettiva che definirei prometeica, che vede nell’uomo il padrone e signore dell’universo. Una visione assolutamente antropocentrica, per cui l’uomo, sostituendosi a Dio, arriva non soltanto – attraverso la fecondazione artificiale e l’utero in affitto – a pretendere di creare la vita ma a pensare che sia in grado di farlo meglio di Dio. Come ricordava il cardinale Carlo Caffarra, c’è quasi un tentativo demoniaco di dimostrare che la creazione originaria, quella divina, sia tutto sommato difettosa (pensiamo a tutte le disabilità), mentre l’uomo può ambire a realizzare una creazione perfetta. Infatti, con la logica dello scarto, si evitano gli “errori” della creazione divina e si può arrivare a decidere anche sulla morte, attraverso l’eutanasia e l’eugenetica. Un delirio di onnipotenza, in cui fatico a non vederci una dimensione assolutamente spirituale. Non solo l’uomo arriva a dare e togliere la vita come Dio, ma credo che l’apice di questa visione prometeica e antropocentrica sia proprio la teoria del gender, per cui l’uomo non si accontenta di dare o togliere la vita ma pretende addirittura di creare il maschio e la femmina: è proprio il punto più alto della tentazione della mela. La battaglia, quindi, non è soltanto per difendere la vita in senso biologico, non è una battaglia ideologica, è una battaglia che ha una dimensione quasi escatologica tra il bene e il male. Occorre difendere la verità contro la menzogna ma la menzogna, in questo caso, è l’idea che l’uomo sia il re dell’universo e il centro dell’universo, che, senza alcun parametro morale oggettivo, può decidere cosa è vero e cosa è falso, cosa è giusto e cosa è ingiusto, cosa è bene e cosa è male. Questo è il vero profondo problema che dovrebbe stare dietro ogni battaglia pro-life. Non è semplicemente una difesa della vita biologica in una dimensione terrena, umana, immanente, è qualcosa di molto più profondo. Ogni volta che l’uomo nella storia si è sostituito a Dio, ha sempre creato dei mostri, l’uomo che si sostituisce a Dio è pericolosissimo a se stesso. Per questo è importante una battaglia culturale a difesa della Verità».

 

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