Con la sua consueta ed ormai inconfondibile faziosità, Repubblica è riuscita a scrivere di «circa duecento persone riunite» - poco più di un’assemblea di condominio, insomma, o di una pizza di classe -, ma la verità evidente a chiunque non abbia i paraocchi è che la manifestazione nazionale “Scegliamo la vita”, a cui sabato scorso a Roma hanno aderito oltre 120 associazioni, è stata un vero successo di popolo, al quale Pro Vita & Famiglia ha come ogni anno partecipato. Mentre infatti qualche inviato del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari annotava – dando prova di spiccato senso della fantasia - una partecipazione scarsa, sulle strade della Capitale hanno sfilato 30.000 persone, in quella che è stata a tutti gli effetti una festa gioiosa di mamme, papà, bambini, nonni… insomma di cittadini.
Anche perché non stiamo parlando - con tutto il rispetto delle manifestazioni con la regia di qualche sigla sindacale o promosse da qualche partito politico – di un appuntamento riempito da pur rispettabili attivisti; al contrario, “Scegliamo la Vita” ha visto scendere in piazza, come peraltro nelle precedenti e non meno riuscite edizioni, tantissime famiglie, giovani, coppie, religiosi, volontari pro life. Sabato scorso, insomma, per le strade di Roma c’era una significativa rappresentanza quell’Italia semplice e laboriosa, ricca di valori e di principi, che quasi mai ha la visibilità mediatica che meriterebbe.
«La partecipazione di migliaia di cittadini alla Manifestazione ci ha fatto toccare con mano qual è la vera Italia», ha a questo proposito dichiarato Massimo Gandolfi – uno dei portavoce della manifestazione - segnalando come questa «vera Italia» sia «quella che vuole scendere in piazza e manifestare per una società che sia davvero civile e giusta, davvero a favore della vita, della natalità e della famiglia». E qui veniamo al secondo motivo per cui la manifestazione di sabato scorso è da incorniciare, ed è un motivo che chiaramente va al di là del pur rilevantissimo dato della partecipazione, essendo basato sul contenuto valoriale dell’evento, che ha avuto anche un risvolto di rivendicazione politica.
Come infatti ha dichiarato l’altra portavoce dell’evento, nonché portavoce di Pro Vita & Famiglia, Maria Rachele Ruiu, quelle 30.000 persone non sono andate a Roma – per quanto in un clima festoso indubbiamente con anche l’occasione per ascoltare l’ottima musica della rock band “The Sun” – per ammirarne vie e monumenti, bensì con un programma ben preciso: quello del «pieno riconoscimento legale della personalità giuridica e dei diritti fondamentali del concepito» e di «una vera e propria rivoluzione socio-economica che sostenga la famiglia, culla della vita, e il desiderio delle giovani coppie di sposarsi e mettere al mondo figli senza essere travolti dalla precarietà del presente e l’incertezza del futuro».
Ora queste ultime parole in realtà dovrebbero interessare tutti, anche chi non si riconosce come pro life, dato che «mettere al mondo figli», in Italia, sta diventando un problema, anzi è a tutti gli effetti una emergenza. Basti pensare a quello che già 12 anni fa si poteva leggere su uno dei più importanti giornali del mondo, il Wall Street Journal, in un significativo articolo eloquentemente intitolato «Italia, R.I.P.», che terminava così: «È il mistero di una delle società più ricche, rilassate e pacificate del mondo che opta per l'auto-liquidazione. Entro il 2050, il 60 per cento degli italiani non avrà fratelli, sorelle, cugini, zie e zii. Nel XIV secolo la peste spazzò via l'80 per cento della popolazione italiana. Nel XXI secolo sta scomparendo per scelta».
Da quando il Wall Street Journal pubblicava quelle osservazioni ad oggi la situazione non è purtroppo migliorata, anzi: c’è chi definisce quello della denatalità un problema «irreversibile». Andiamo bene, insomma.
Tornando alla manifestazione nazionale “Scegliamo la Vita” e alle richieste ricordate da Maria Rachele Ruiu, va ricordato come anche la prima di esse – il già citato «pieno riconoscimento legale della personalità giuridica e dei diritti fondamentali del concepito» - dovrebbe comunque essere qualcosa che sta a cuore a tutti. Primo perché tutti noi, di fatto, siamo stati embrioni – dunque il concepito è uno di noi, semplicemente umano, come ribadito da una recente e forte campagna di Pro Vita & Famiglia - secondo perché una civiltà che non sa tutelare i suoi componenti più piccoli e indifesi smette di essere tale. Per questo 30.000 persone sono scese in piazza, per questo Pro Vita & Famiglia si compiace di questo risultato e continuerà a spendersi, ogni giorno, sul fronte della vita.