Marco Pannella è morto. Lo storico leader del Partito Radicale italiano se n’è andato all’età di 86 anni, stroncato da due tumori.
Il mondo politico e i mass media lo celebrano elencando e magnificando le sue battaglie.
Si può essere o non essere d’accordo con questa retorica esaltazione. Così come si possono condividere o meno le sue idee. Di certo, comunque, non si può però negare che Pannella ha fatto la storia italiana, contribuendo in maniera decisiva a trasformare radicalmente il nostro Paese. Il suo partito era, ed è tuttora, minuscolo: ha sempre avuto uno scarsissimo successo elettorale. Ma la cultura radicale ha pervaso ogni partito ed ogni ambito della società.
I suoi ‘meriti’ – dei quali sentiremo parlare per giorni e giorni e che il leader radicale ha rivendicato orgogliosamente sino alla fine, senza mai tornare sui suoi passi – sono ben noti, e anche noi vogliamo ricordarli.
Pannella si è battuto per il divorzio e per la vittoria referendaria del 1974, seguita l’anno dopo dalla riforma del diritto di famiglia. Ha contribuito così in maniera decisiva alla dissoluzione dell’istituto familiare, inteso come società naturale fondata sul matrimonio, riconosciuta dalla stessa Costituzione all’art. 29. Negando il carattere naturale (e non confessionale) dell’indissolubilità matrimoniale, la legge Fortuna-Baslini sul divorzio ha aperto la porta a tutte le rivoluzioni dei successivi quarant’anni, unioni civili ed utero in affitto compresi. Con il divorzio, oggi divenuto addirittura express, abbiamo visto la famiglia trasformarsi da focolare sicuro e accogliente ad un campo di battaglia. Il femminismo annesso ha originato un’innaturale, quanto deleteria, lotta tra i sessi. La rottura dell’unità coniugale ha dato vita a nuove forme di povertà (quanti padri dopo il divorzio devono ricorrere alla Caritas...). E i disagi dei figli, lasciati soli, privati di uno dei due genitori, senza riferimenti e con mille problemi a scuola e nella sfera relazionale-affettiva, non si contano più. Un grande passo verso la modernità.
Pannella si è battuto per l’aborto e avrebbe voluto una legge ben più ‘aperta’ della 194. E così, dal 1978 – e soprattutto dopo il referendum del 1981 – l’Italia ha dato il via ad una enorme mattanza di bambini, uccisi nei modi più turpi nella stessa pancia delle loro mamme. Da allora ad oggi, “grazie” alla lotta dei radicali e alla connivenza delle altre forze politiche, a oltre sei milioni di italiani è stato impedito di nascere. Sono stati massacrati e gettati nei rifiuti, magari perché malati o semplicemente perché indesiderati. Questa cifra poi va di gran lunga elevata, se consideriamo l’uso abnorme delle varie pillole abortive. Pillole che, insieme agli anticoncezionali ed alle teorie neo-malthusiane, il leader radicale ha sempre sponsorizzato. Una grande vittoria della libertà (libertà che invece si vuole negare ai medici obiettori).
Pannella si è battuto contro la legge 40, considerata troppo restrittiva e liberticida. Per lui la fecondazione artificiale, omologa o eterologa che fosse, era un’altra conquista di civiltà, alla quale non si potevano porre limiti. Gli embrioni, nella sua visione, erano considerati grumi di cellule su cui sperimentare e comunque da sacrificare senza remore pur di avere un figlio sano e bello. In fondo, ha vinto anche questa battaglia. La stessa legge 40 è stata un compromesso per venire incontro alle esigenze dei libertari. Nel corso degli anni poi, varie sentenze della Corte Costituzionale hanno di fatto demolito l’intero impianto delle norma. Una demolizione che proseguirà.
Pannella si è schierato a favore dell’eutanasia. Basti pensare, solo per citare i due più celebri, ai casi di Piergiorgio Welby e di Eluana Englaro. Con menzogne e dati truccati – e sempre in nome della libertà e dell’amore -, ha quindi lottato per l’eliminazione dei malati, di quanti non sono ritenuti degni di vivere. Su questo punto non è riuscito a vedere, per il momento, la vittoria. Ma ha preparato molto bene il terreno.
Pannella, infine, è sempre stato favorevole alla liberalizzazione delle droghe, all’omosessualità e alla pornografia (fece eleggere in Parlamento Cicciolina...), sostenendo così una vera e propria cultura dello sballo e della dissoluzione di ogni valore i cui frutti oggi non possiamo che constatare ogni giorno ed in ogni ambito.
Si potrebbero aggiungere ancora tante cose. Ma per quel che ci riguarda, terminiamo qui la nostra ‘commemorazione’.
A questo punto, tenendo ben presenti le ‘medaglie al valore’ sopra esposte, chiediamo ai nostri Lettori se la figura di Pannella sia da ricordare, come ha detto qualcuno, “con stima e simpatia, pensando che ci lascia una eredità umana e spirituale importante, di rapporti franchi, di espressione libera e di impegno civile e politico generoso, per gli altri e in particolare per i deboli e i bisognosi di solidarietà“...
Poi, certamente, il giudizio sulla sua vita intima non spetta a noi. Qui abbiamo voluto parlare solo dei suoi atti pubblici, a tutti noti e purtroppo tanto celebrati.
Federico Catani
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