Il ddl Cirinnà prevede il matrimonio gay. Che però è incostituzionale.
Il Quirinale stesso avrebbe espresso forti riserve sulla costituzionalità del progetto di legge che inizierà ad essere discusso il 28 gennaio al Senato. Lo riporta la stessa Repubblica. Noi lo abbiamo sempre detto.
«I costituenti tennero presente la nozione di matrimonio che stabiliva (e tuttora stabilisce) che i coniugi dovessero essere persone di sesso diverso»: così si espresse la Corte Costituzionale nella sentenza 138 dell’aprile 2010. E questa affermazione, negli ultimi giorni, sta echeggiando nei palazzi della politica. Anche perché è stata proprio la Presidenza della Repubblica a volerla ricordare al legislatore.
In pratica, il nostro ordinamento non ammette un duplicato del matrimonio.
Il problema, dunque, non sono solo le adozioni gay, che la maggioranza degli italiani rifiuta e su cui la politica si sta spaccando sempre di più.
Le difficoltà stanno pure negli articoli 2 e 3 del ddl Cirinnà, quelli che rimandano alla disciplina del matrimonio. Palazzo Chigi è dunque al lavoro per proporre tutta una serie di emendamenti per evitare ogni problema di costituzionalità.
Relativamente alla sentenza della Consulta, inoltre, il Governo deve prestare attenzione pure ad un altro passaggio: «Si deve escludere che l’aspirazione al riconoscimento dei diritti e doveri della coppia omosessuale possa essere realizzata soltanto attraverso una equiparazione delle unioni eterosessuali».
Il capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda rende noto che il suo partito proporrà di ridurre i rinvii agli articoli del Codice civile inerenti il matrimonio. Si tratterebbe però solo di un’operazione di facciata, gattopardesca. «L’obiettivo – riferisce Repubblica – è quello di dar vita ad un istituto giuridico autonomo con caratteristiche diverse e graduate rispetto al matrimonio stesso. Se l’istituto giuridico è diverso anche la qualità e la quantità dei diritti e dei doveri deve essere diversa». Sulla base di questo assunto, vien da chiedersi chissà quanti e quali altri istituti giuridici potrebbero sorgere nei prossimi anni... Perché non tutelare la convivenza tra nonna e nipote o tra un marito e tre mogli? E perché non quella tra uomo e gatto?
Ma, nonostante una più netta specificazione delle differenze tra matrimonio ed unioni civili, Palazzo Chigi promette che la sostanza del ddl resterà invariata. Renzi non vuole trattare nemmeno sulla stepchild adoption. La linea del Pd resta favorevole all’adozione gay. Poi sarà il Parlamento a decidere.
Tutte ragioni che ci confermano nella convinzione a scendere in piazza per il Family Day del 30 gennaio.
Tra i dubbi di costituzionalità espressi dal Quirinale e le grandi perplessità di numerosi parlamentari, anche di maggioranza, sulle adozioni, è più che mai necessario far sentire al Palazzo cosa pensano davvero i cittadini. Il ddl Cirinnà è inemendabile. Va ritirato tutto, senza se e senza ma.
Anche perché, se passassero le unioni gay, in qualsiasi forma, presto o tardi si giungerà al matrimonio e le adozioni. Bisogna fermarli ora.
Redazione