Domenica 20 dicembre sarà un giorno importante in Slovenia: i cittadini sono infatti chiamati a decidere – tramite referendum – sul matrimonio gay.
Come scrivevamo neanche due mesi fa, all’inizio dell’autunno erano state raccolte in soli quattro giorni circa 50.000 firme (su due milioni di abitanti) per chiedere l’indizione del referendum, che la Corte Costituzionale locale aveva in seguito sancito essere ammissibile.
“La Slovenia – scriveva Alessandra Benignetti su Il Giornale – era stata, nel marzo scorso, la tredicesima nazione europea ad approvare, con larga maggioranza, una legge che equipara le unioni fra le persone dello stesso sesso al matrimonio eterosessuale e che prevede la possibilità per le coppie omossessuali di adottare bambini. La svolta ‘rainbow’ del governo di Lubiana però, già all’epoca dell’approvazione del nuovo Codice di Famiglia, non era stata ben accolta dall’opposizione di centro-destra, che, anzi aveva radunato diverse migliaia di persone di fronte al parlamento per manifestare in difesa della famiglia tradizionale e chiedere un referendum abrogativo“.
Il popolo sloveno, per la maggioranza di fede cattolica, è legato alla famiglia fondata sull’unione tra un uomo e una donna, l’unica possibile. Per difenderla i cittadini si sono mossi, sia con la raccolta firme per il referendum, sia andando a vegliare in piazza. Anche a Lubiana, infatti, sono arrivate le Sentinelle in Piedi (qui la loro Pagina Facebook): tante persone comuni che, leggendo in piedi per un’ora, dimostrano di non avere alcuna intenzione di subire passivamente lo status quo e che, con la loro presenza vigile in luoghi visibili della città, stimolano i passanti a interrogarsi a loro volta.
Il matrimonio gay non dà vita a una famiglia e non rappresenta una buona soluzione né per le persone omosessuali che pretendono di sposarsi, né per la società, né per i bambini.
Ci auguriamo che il referendum sloveno segni un punto in favore della famiglia!
Redazione