La Corte Costituzionale della Slovenia ha sancito l’ammissibilità del referendum per abolire il matrimonio gay.
Per i supremi giudici del Paese, infatti, definire il matrimonio come l’unione di un uomo e una donna non viola i diritti umani degli omosessuali.
Anzi, aggiungiamo noi, salvaguarda i diritti umani dei bambini.
Le firme per chiedere l’abrogazione sono state raccolte in soli 4 giorni (la legge ne dà 35). Ne bastavano 40.000, e ne sono state collezionate quasi 50.000 (la popolazione della Slovenia è solo di 2 milioni di abitanti, all’incirca).
Il comitato promotore è stato appoggiato dal Partito Democratico della Slovenia (SDS) e dalla Chiesa.
La legalizzazione del matrimonio omosessuale e dell’adozione era avvenuta nel marzo scorso.
Se almeno il 20% degli elettori si recheranno alle urne, e se la maggioranza dei voti sarà contro la legge, essa sarà abrogata.
La Slovenia ha dichiarato la sua indipendenza dalla Jugoslavia nel 1991 e ha ottenuto dopo pochi giorni il riconoscimento della propria sovranità. E’ riuscita a rimanere neutrale durante la sanguinosa guerra civile, e nel 2004 è entrata nell’Unione Europea e nella NATO; dal 2007 ha adottato l’euro. La popolazione è prevalentemente slovena (83%), ma sul litorale vive una corposa minoranza italiana (circa 3800 persone. Nella foto: Pirana, una delle città italiane) e nella regione di Oltremura vive una nutrita minoranza ungherese. Consistenti anche le comunità immigrate di serbi, croati, bosniaci e albanesi.
All’80%, secondo gli ultimi censimenti, la popolazione si è dichiarata di fede cattolica.
Redazione
Fonte: AFP
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