Come avremo modo di spiegar bene in un articolo che sarà in evidenza domani, l’agenda LGBT per la legalizzazione del matrimonio gay non procede così spedita come sembra.
Sono solo 23, nel mondo, gli Stati che hanno equiparato in qualche modo le unioni tra omosessuali al matrimonio. Il numero degli Stati che siedono nell’Assemblea delle Nazioni Unite è di 193, quindi in quest’ambito, i pro LGBT sono circa il 10%.
Tra coloro che fanno resistenza alle pressioni interne e internazionali delle minoranze chiassose, potenti e ricche che vogliono imporre i loro capricci come diritti, sulla pelle – poi – dei ragazzini, in questi ultimi giorni si sono distinte la Slovacchia e la Romania.
In Romania nessuno tra i maggiori partiti politici sostiene il matrimonio gay. Ma la Chiesa ortodossa ha intrapreso una raccolta di firme per introdurre nella Costituzione la specifica che il matrimonio è solo tra un uomo e una donna: le file ai banchetti adibiti alla raccolta sono interminabili.
Intanto, una delle maggiori associazioni omosessualiste, la ILGA-Europe, ha mostrato la sua delusione e costernazione perché il 13 gennaio scorso il Governo slovacco ha abbandonato il suo piano d’azione nazionale LGBT per l’uguaglianza. La Slovacchia, quindi, è al ventiduesimo posto sui 28 paesi dell’Unione Europea nella “mappa Arcobaleno Europa” redatta dalla ILGA.
E così la Croazia (nonostante il colpo di mano del Parlamento, il 65% dei Croati si è espresso contro le nozze gay), con la Slovenia, e tutta l’Europa Orientale, ancora è sulla lista nera della ILGA e dei suoi sostenitori.
Chissà se il popolo italiano avrà la forza di farsi sentire dai suoi “rappresentanti” in Parlamento...
Redazione