Il matrimonio gay non passa nell’Ulster, ovvero l’Irlanda del Nord. E questo grazie ai protestanti.
L’Irish Times riferisce infatti che, nonostante il Parlamento locale nei giorni scorsi abbia approvato il riconoscimento delle unioni di coppie dello stesso sesso e la loro equiparazione a quelle eterosessuali, non si è potuto far nulla a causa dell’opposizione del gruppo protestante.
È la quinta volta che Belfast rifiuta l’istituzione del matrimonio gay (qui avevamo parlato dell’ultimo tentativo, risalente all’aprile scorso). La mozione favorevole alla legalizzazione è stata presentata dai partiti Sinn Fein e Sdlp, le due maggiori formazioni di sinistra dell’Ulster, ben radicate tra i cattolici, ed è stata approvata con 53 sì e 52 no. La legge però impone la necessità di una maggioranza interconfessionale. Decisivo al respingimento della proposta quindi è stato il veto posto dal Dup (Partito Unionista Democratico) di Peter Robinson, che ha ben 38 seggi su un totale dei 108 dell’Assemblea.
Il Dup ha invocato la “petition of concern”. Si tratta di una clausola introdotta nel 1998 nell’Irlanda del Nord, che permette il blocco di leggi ritenute pericolose per la convivenza fra la comunità cattolica e protestante. Attraverso questa clausola, una delle due comunità può ottenere il diritto di veto su una determinata legge al fine di evitare la prevaricazione di una delle due fazioni sull’altra.
Anche i vescovi cattolici si sono adoperati per tentare di impedire l’approvazione del matrimonio gay. In una lettera aperta rivolta a tutti i membri dell’Assemblea legislativa, hanno voluto difendere la libertà di coscienza, che verrebbe meno nel caso in cui si imponga a tutti di riconoscere l’unione di coppie omosessuali. I vescovi hanno poi voluto difendere il diritto del bambino ad avere una famiglia: «Vi chiediamo di dare priorità ai diritti e al benessere dei minori nelle vostre considerazioni al momento di votare. Credenti ma anche non credenti hanno da tempo riconosciuto sulla base della loro esperienza che la famiglia, fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, è il posto migliore e ideale per crescere i bambini».
Di fronte al quinto respingimento del matrimonio gay, è intervenuta anche Amnesty International (ormai infeudata dalle Lobby Lgbt). Patrick Corrigan, suo responsabile nell’Ulster, ha dichiarato che il voto ha comunque segnato un traguardo importante, in quanto l’opinione pubblica sarebbe sempre più favorevole al matrimonio egualitario: «La battaglia per l’uguaglianza [ma quale???, n.d.r.] in Irlanda del Nord – ha detto – si sposterà ora in tribunale, dove le coppie dello stesso sesso saranno costrette ad andare per assicurarsi i propri diritti come cittadini di questo Paese».
Sia come sia, per il momento ha vinto la famiglia.
Redazione
DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DAI TENTATIVI DI
LEGALIZZAZIONE DELLE UNIONI CIVILI