Così come per il matrimonio gay e la sua trascrizione nei registri dello stato civile, anche per l’adozione e l’affidamento dei bambini alle coppie omosessuali, non serve una legge, basta la buona volontà e la spregiudicatezza di qualche pubblico funzionario.
Dopo il sindaco di Napoli (che dovrebbe limitarsi a esercitare il potere esecutivo), anche il Tribunale di Roma (che dovrebbe limitarsi ad esercitare il potere giudiziario) ha deciso di usurpare il potere legislativo del Parlamento, consentendo con sentenza quella “stepchild adoption” che la legge vieta, che la proposta Cirinnà vorrebbe introdurre, che il popolo italiano non gradisce e che il buon senso, suffragato dalla scienza, ritiene particolarmente lesiva dei diritti dei bambini.
Un giudice di Roma ha quindi consentito l’adozione di una bambina da parte della compagna della madre biologica.
La notizia è stata data dal Tg La7. Il procuratore capo De Angelis ha impugnato la sentenza e ha ribadito che “l’adozione presuppone uno stato di abbandono mentre quella bambina, non solo non è mai stata abbandonata, è amata sia dalla mamma che dalla compagna, una sorta di zia che tale può e deve rimanere. Trasformarla in madre è una forzatura, una interpretazione estensiva della norma che conosciamo: si può adottare il figlio del coniuge”.
Faceva prima a dire: “E’ una menzogna: non esistono due mamme: la mamma è una sola.” Ma ormai – evidentemente – l’ideologia prevale e la realtà non conta più niente.
Resta l’amara consolazione: se all’ideologia si può sacrificare la realtà, si potrà sacrificare pure il principio della separazione dei poteri, conquista dello Stato di diritto e fondamento della democrazia, che – evidentemente – non interessa più a nessuno. Con buona pace persino di Montesquieu, e della sua liberté, egalité e fraternité.
Redazione
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