Interessante la riflessione di Tommaso Scandroglio su Corrispondenza Romana a proposito di come siamo arrivati allo svilimento e alla decostruzione dell’istituto del matrimonio.
Si sofferma in particolare su una questione che apparentemente è religiosa e riguarderebbe, quindi, solamente i credenti.
Invece va presa in seria considerazione anche da coloro che – pur agnostici o atei – sanno bene che conviene vivere “come se Dio esistesse“.
La prima picconata inferta al matrimonio è stata il matrimonio civile. O, meglio, la “civilizzazione ” del matrimonio, che ha perso il suo valore sacramentale (sacramentum vuol dire giuramento...).
«Per il battezzato non ci può essere altro matrimonio che quello sacramentale» (Codice di diritto canonico, can. 1005, § 2) e «[...] se una delle parti contraenti o entrambe escludono con un positivo atto della volontà la dignità sacramentale del matrimonio, questo è nullo, cioè non è venuto mai ad esistenza» (Can. 1101 § 2).
Invece i cattolici ormai celebrano matrimoni civili, negozi giuridici con effetti legali, anche quando si concedono la “bella cerimonia in chiesa”. Il matrimonio, come istituto civilistico, vale come una compravendita o un testamento: un atto che si svolge «sull’asse orizzontale di un nuovo umanesimo».
In questa dimensione materialista e secolare, senza quelle virtù umane che servono al cristiano per camminare sulla via della santità, il matrimonio è minato alla radice: «In parole più povere, la tenerezza, la capacità di ascolto, l’atteggiamento di fare un passo indietro per far compiere all’altro coniuge un passo in avanti, il perdono, la comprensione, la fedeltà, la responsabilità delle scelte compiute, la maturità di giudizio e molte altre virtù sponsali evaporano al sole di una esistenza vissuta non con gli occhi fissi verso l’alto ma solo verso l’altro».
Se «l’“amore” matrimoniale è scolorito a mere emozioni, a slanci affettivi, a spontaneismi interiori, se non a piaceri sensuali, l’edificio della vita coniugale non tiene», ed è ovvio che possa essere praticato anche da coppie omosessuali, da gruppi, eccetera: «Love is love!».
Redazione
Fonte: Corrispondenza Romana