27/02/2016

Matrimonio senza fedeltà. Verso una società... di cornuti?

Togliere la fedeltà dal matrimonio. Ecco l’ultima trovata targata PD.

Mentre in Senato si discuteva l’approvazione del maxi-emendamento sulle unioni civili, infatti, la senatrice Laura Cantini ha presentato un emendamento con il quale chiede l’eliminazione dell’obbligo di fedeltà anche dai matrimoni civili.

L’obbligo di fedeltà è stato uno dei punti controversi del ddl Cirinnà: presente nel testo originario, è stata depennata con il maxiemendamento, in quanto rendeva le unioni civili troppo simili al matrimonio.

Cirinnà_matrimonio_unioni-civili_fedeltà

Ma, arrivati a tanto, perché non eliminare la fedeltà anche dal matrimonio civile, andando a modificare l’articolo 143 del Codice Civile? In fondo – per noti (come la Cirinnà) e meno noti – tale obbligo sarebbe semplicemente un becero retaggio dell’indissolubilità propria del Sacramento del matrimonio cattolico...

Insomma, con un emendamento di una sola riga la politica assesta un nuovo duro colpo alla famiglia. E, con essa, a tutta la società. Sì, perché l’obbligo di fedeltà non è semplicemente un orpello di cui si può anche fare a meno: è la base su cui si costruisce una storia familiare che possa avere una prospettiva più ampia dei sentimenti e degli umori del momento e che non poggi solamente sulle forze delle singole persone.

A questo punto è possibile cominciare a fare qualche considerazione.

Una prima sottolineatura interessa il piano antropologico. Si stanno formando individui privi di identità, manichini governati dal desiderio e dall’effimero. La grande macchina del non-senso in cui tutti noi siamo immersi, sta lentamente erodendo le radici del nostro vivere: si è cominciato attaccando la famiglia (con l’introduzione del divorzio), si è passati attraverso l’attacco al diritto alla vita (il primo tra tutti i diritti) e l’attacco all’identità sessuata (con l’ideologia gender) e ora si torna ad assestare il colpo finale alla famiglia, togliendo l’obbligo di fedeltà.

Era l’ultimo tassello mancante: rendere labili, sempre più incerte, le origini delle persone (che si chiederanno: “Ma io, di chi sono figlio?“) e indebolire ulteriormente i rapporti relazionali.

In proposito scrive il filosofo – non cattolico – Diego Fusaro: “La nostra è l’epoca che deve scardinare ogni radicamento, ogni fedeltà e ogni solidità. Deve produrre l’uomo effimero, senza radici e senza identità. Non mi stupisce che in questa nuova legge ci sia questo assunto. In questo senso, oggi nel tempo del capitale vincente, non c’è più l’amore ma il godimento di individui che usano l’altro come strumento di piacere“.

Una seconda considerazione riguarda il matrimonio concordatario. Infatti, se l’articolo 143 del Codice Civile dovesse veramente essere modificato e l’obbligo di fedeltà abolito, sarebbe la fine dei Patti Lateranensi, che all’art. 34 recitano:Lo Stato italiano, volendo ridonare all’istituto del matrimonio, che è base della famiglia, dignità conforme alle tradizioni cattoliche del suo popolo, riconosce al sacramento del matrimonio, disciplinato dal diritto canonico, gli effetti civili“. Insomma, a circa 87 anni dall’11 febbraio 1929, l’accordo Stato-Chiesa verrebbe meno.

Se questo si verificasse, l’unica soluzione sarebbe quella di permettere alle coppie che si sposano in Chiesa di scegliere liberamente se sposarsi anche civilmente, oppure no. Ad oggi, infatti, la scelta è obbligata, a meno che non si ottenga una specifica dispensa (eccezionale) da parte del Vescovo della Diocesi che ratifica le nozze.

Una soluzione, questa, in parte già ipotizzata dalla giornalista Costanza Miriano (la quale proponeva di separarsi civilmente, pur rimanendo sposati davanti a Dio) e che, a ben vedere, porterebbe solo vantaggi, dato che nella nostra società chi si sposa non ha alcun vantaggio, ma solo svantaggi (fiscali, in primis).

Volete cambiare il matrimonio? E allora tenetevelo. Le cose annacquate non fanno per uomini e donne vere.

Teresa Moro

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