La metropolitana di Roma non brilla certo per pulizia, servizio ed efficienza eppure per l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Roberto Gualtieri, e per e il pensiero unico, la priorità è la propaganda Lgbtqia+. E così, in barba ai reali problemi dei cittadini, via ad un’iniziativa arcobaleno, proprio nel periodo del Pride – oggi si celebra a Roma il Gay Pride e in generale giugno è il “mese arcobaleno” – e che proseguirà per tutta l’estate. Stiamo parlando del “treno dell’inclusività”, che viaggia nei binari della linea A della metropolitana di Roma. Sul punto abbiamo intervistato Fabrizio Santori, consigliere capitolino della Lega.
Santori, cosa ne pensa di questa iniziativa arcobaleno?
«L’iniziativa del ‘treno dell’inclusività’ è strumentale, l’ennesima forzatura della sinistra che sfocia in uno spreco di denaro e causa ulteriore disservizio all’utenza. Sono decisamente contrario: per dipingere il treno è stato necessario sospenderne l’attività e ridurre ulteriormente le corse della metro, già limitata a frequenze indegne della Capitale d’Italia. L’azienda ha perso guadagni mentre si allungavano le attese dei viaggiatori sulle banchine. Credo che le crociate ideologiche del sindaco Gualtieri e del Pd non dovrebbero interessare Atac, un’azienda la cui ragione di esistere è far spostare i cittadini in modo puntuale, efficiente e veloce. Invece tutti vediamo ogni giorno che non fa il suo lavoro in modo adeguato e mentre pensa a promuovere politiche Lgbt+ dimentica anche i disabili. Basta guardare alla vergogna delle stazioni: ascensori e scale mobili ferme ovunque, piattaforme rotte e attese infinite. Questa l’arrogante negazione del diritto alla mobilità che non riguarda solo i disabili, ma anche anziani, genitori con bambini piccoli e passeggini, chi è reduce da un infortunio e così via».
Lei cosa ha fatto a seguito di questa iniziativa?
«Ho presentato una richiesta di accesso agli atti al direttore generale di Atac per conoscere tutti i costi relativi a questa scelta, diretti e indiretti, e sapere quale catena di decisioni sia stata attivata e da parte di chi, e se l’operazione è stata fatta nel rispetto della normativa. Valuterò quindi eventuali ulteriori iniziative nelle opportune sedi».
Non è la prima deriva ideologica del comune di Roma. La misura è colma?
«A Roma i cittadini vivono tra mille difficoltà, sono sempre all’ultimo posto nell’agenda del Pd e di un Sindaco votato a filosofie da salotto e soprattutto succube di un assolutismo politico e ideologico che mal si contempera con la democrazia. La famiglia tradizionale tira avanti senza adeguata attenzione, senza le giuste iniziative di promozione a vantaggio della maternità e della paternità, senza adeguati strumenti di crescita e consapevolezza utili a cancellare il disagio culturale di certi uomini che troppo spesso ne miniano le fondamenta con comportamenti inaccettabili e violenti. Eppure il sindaco Gualtieri e il Pd non sostengono la famiglia, come è evidente dai corsi proposti ai dipendenti comunali per prepararli ad incontrare persone Lgbt+, dagli sportelli dedicati aperti nei Municipi, dalla cultura gender imposta nelle scuole, perfino alle insegnanti che si occupano di bambini tra quattro e sei anni. E chiaramente di parte sono le politiche a vantaggio delle associazioni gender, come è accaduto recentemente anche per il bando della spiaggia di Capocotta, nel quale chi sosteneva la promozione della cultura di genere ha ottenuto un maggior punteggio. Gualtieri finge di non accorgersene, ma questo è razzismo al contrario, un atteggiamento che disprezza la Costituzione che protegge la famiglia fondata sul matrimonio e che da scelte come queste è tendenzialmente esclusa o messa in un angolo. Questa deriva ideologica deve finire: rispettare le minoranze, punire comportamenti violenti, bullismo, discriminazioni, è giusto e necessario: ma limitare il diritto all’espressione e all’azione di alcuni a vantaggio di altri significa cancellare la tolleranza per trasformarla in una dittatura al servizio di un fosco deliquio che può avere pericolose conseguenze sull’equilibrio sociale, a partire dall’educazione dei più giovani.
In questi giorni sui social si è reso protagonista un certo Riccardo Pirrone, social media manager a cui Atac ha affidato proprio la campagna del «Treno Arcobaleno». Ha preso in giro Papa Francesco colorando la Papamobile coi colori della comunità LGBTQAI+, tra l’altro a pochi giorni della visita del Papa in Campidoglio. Che ne pensa? Secondo lei questo significa che Gualtieri e Pd approvano?
«Lo trovo inaccettabile e condanno totalmente questo modo di comportarsi. Il fatto che questo social media manager – a cui Atac si è affidata – si destreggi con agilità nella pletora di stupidità, ignoranza, mancanza di educazione e tronfia propaganda che spesso inondano i social, non lo giustifica. Evidentemente il sindaco Gualtieri e il Pd erano al corrente di tale iniziativa, potevano fermarla e non l’hanno fatto: da un’azienda di Roma Capitale non può giungere un messaggio al limite del vilipendio di una figura religiosa e istituzionale di livello mondiale come il Santo Padre. Spero vengano presi provvedimenti adeguati. Il Papa del resto ha ribadito ancora una volta e anche di recente la posizione della Chiesa a proposito della deriva gender. Mentre conferma la necessità di accogliere e accompagnare le persone Lgbt+, Francesco mette in guardia dalle ideologie che tentano di scardinare i principi del cristianesimo cattolico. Anche sul tema dell'ammissione dei gay nei seminari c’è prudenza, secondo le indicazioni dello stesso dicastero per il Clero. Basterebbe seguire le parole del Papa per evitare confusione, estremismi, mal riposti tentativi di inclusione. Ma un percorso intellettuale così semplice, lineare, moderno e degno della cultura d’Occidente il Pd al governo di Roma, evidentemente, non lo comprende».