Il cantante, attore e ballerino Miguel Bosé, pseudonimo di Luis Miguel González Dominguin, ha deciso di separarsi dal compagno Nacho Palau, scultore spagnolo.
«Niente di nuovo sotto il sole», potrebbe commentare qualcuno, «è normale che le coppie – etero o omo che siano – si separino»... e qui si potrebbe aprire un’ampia parentesi sul fatto che l’amore non è solo sentimento, ma innanzitutto volontà, e che le unioni eterosessuali hanno una prospettiva di durata temporale maggiore di quelle omo, ma rimaniamo su Bosé.
In tutta questa vicenda sono coinvolti infatti anche quattro bambini, che la coppia ha comprato tramite la pratica dell’utero in affitto. Il 27 aprile 2011 il cantante aveva annunciato di essere diventato “padre” di Diego e Tadeo. E il 29 giugno del 2013 aveva annunciato l’arrivo di un’altra coppia di gemelli, Ivo e Telmo, in realtà nati a sette mesi di distanza dai primi due. Dunque, quattro maschietti (e non è un proprio un caso che siano maschi, è molto frequente nelle persone omosessuali scegliere figli dello stesso sesso...) per due “papà”.
Ora, con la separazione della coppia, anche i figli verrano divisi: una coppia di gemelli andrà con Bosé in Messico, l’altra starà con Palau, probabilmente a Madrid. Per colmare la distanza, pare che i “genitori” faranno largo uso di Skype.
Veniamo ora a un brevissimo commento di questa vicenda.
Qui in gioco ci sono innanzitutto le vite di quattro bambini. Quattro bambini che sono stati comprati come se fossero degli oggetti e che ora, allo stesso modo, vengono divisi e sballottati in giro per il mondo. Quattro bambini che sono stati scientemente privati della loro madre e che vivranno per sempre con una lacuna originaria: ignari di chi sia la loro madre biologica e strappati dalla loro madre gestazionale, assieme alla quale hanno trascorso 9 mesi e della quale avevano imparato a riconoscere la voce e con la quale avevano condiviso le abitudini, i gusti, le emozioni... Quattro bambini che, in definitiva, non sono mai stati concepiti come dei soggetti di diritti.
Tutto questo è progresso, è modernità? Non è forse, come si domanda Marcello Veneziani nel tweet riportato nell’immagine, un gesto di egoismo estremo, una violenza su minori?
Teresa Moro