L’ideologia Lgbt miete sempre più vittime, soprattutto tra i giovani: nell’epoca adolescenziale (che ora interessa non solo il periodo delle scuole superiori, bensì si protrae fino all’università), quando si è alla ricerca di affermare la propria identità sessuale, è facile essere fuorviati. Si segue “la moda”, si seguono “gli amici”, ci si affida a chi è apparentemente più potente e presente... sì, perché la normalità non fa notizia, mentre l’essere parte del mondo Lgbt è un chiaro segno distintivo.
In questi giorni abbiamo ricevuto in Redazione una testimonianza che ci ha lasciati con il fiato sospeso: a scriverci è un papà profondamente addolorato – che chiede di rimanere anonimo per tutelare gli altri suoi figli – che denuncia la perdita della sua primogenita.
Ci scrive così:
«Gentilissimi di ProVita,
sono un genitore che 9 mesi fa ha “perduto” la sua primogenita: letteralmente fagocitata dalla piaga del gender e dell’omosessualità dilagante.
Da 9 mesi con dolore inimmaginabile non la vedo, non la sento, non so niente di questa ventiseienne.... Da 9 mesi vive in simbiosi (parassitosi sarebbe più corretto) con un’altra sodomita come lei... Da 9 mesi, almeno, ha rinnegato la storia che Dio le aveva donato, nonché ogni grazia che Dio le aveva concesso...
Da 9 mesi è uno scandalo impressionante per noi suoi genitori, per i suoi quattro fratelli e chissà per quanti altri... Quando dico scandalo intendo proprio scandalo: una lacerazione violenta nel cuore del percepirsi, nel cuore dell’essenza stessa di quello che siamo.
Ora – distrutti e fortemente feriti dallo sproporzionato disprezzo di ogni nostro significato, di ogni nostro fare, della nostra stessa vita – scopro come potrebbe essersi concretizzata in lei questa perversa pazzia. Mia figlia, tuttora studentessa universitaria presso l’Università Di Udine (UNIUD è l’unica in italia a prevedere il doppio libretto per gender), deve essere stata adescata da iniziative come quella che vi pubblico qui sotto, inviata via mail a tutti gli studenti attraverso i canali ufficiali dell’università stessa: We are all V.I.P. (Very Important People) – Aegee Udine [...]
Queste cose vanno denunciate e rese pubbliche. Le famiglie devono sapere che rischi corrono i propri figli. Le famiglie devono sapere che l’Università offre servizi quali il tutorato (le due lesbiche sono due tutor) che sono delle trappole diaboliche!»
Questa è una testimonianza diretta dell’influenza del mondo Lgbt. Ma, lo sappiamo bene, non è solo l’università segnalata da questo papà a essere così “aperta”: anche a Verona il Centro di Ricerca Politesse – Politiche e Teorie della Sessualità (qui) continua a proporre eventi quantomeno opinabili; lo stesso avviene a Trento, presso il Centro Studi Interdisciplinari di Genere, dove si propongono addirittura corsi “post laurea” e di “formazione permanente” (qui). E altri sono, purtroppo, gli atenei allineati.
La dittatura Lgbt è insomma sempre più invasiva: accogliamo l’appello del nostro Lettore e inviamo tutti a scriverci ([email protected]) per denunciare quanto sta succedendo e, soprattutto, a vigilare in maniera attenta sui propri figli... che all’università sono grandi e liberi, è vero, ma che sono sempre e comunque alla ricerca di un sasso solido cui appigliarsi. Ed è meglio che questo “sasso” sia la famiglia, piuttosto che qualche associazione ideologicamente schierata...
Redazione
Aggiornamento
Visto lo scalpore e le polemiche destate da questa lettera, abbiamo pubblicato una risposta a questo papà che potete leggere qui e che si conclude in questo modo:
«Una cosa vremmo dovuto scrivere prima, e corriamo ora ai ripari: un appello a quel papà affinché possa dominare i suoi sentimenti: siamo certi che quel rabbioso grido di dolore è scaturito proprio da un grande amore. In qualche modo lo faccia vedere alla sua figliola. Lo invitiamo a lasciare aperta la porta del cuore – e di casa – per la sua figliola. Perché “amor omnia vincit” e la ragazza magaritra molto tempo, tornerà. E allora lui, come il Padre del figliol prodigo, deve farsi trovare vigile alla finestra per poterle correre incontro ed abbracciarla».