Tragedia a Palermo: una bambina è morta dopo aver partecipato a una sfida di soffocamento. «La piccola si è legata la cintura alla gola per partecipare su TikTok, uno dei social più seguiti dagli adolescenti, a Blackout challenge, una prova di soffocamento estremo. Una prova che si è trasformata in tragedia», scrive Il Messaggero in un articolo. «Sulla vicenda sono in corso indagini della polizia che ha sequestrato il cellulare della bambina».
La notizia sta comprensibilmente suscitando notevole sgomento. È possibile che il web nasconda pericoli di questo livello per i bambini? Evidentemente sì ed è bene che ce ne rendiamo conto. È possibile che sui social vengano censurati civili post dei pro life e dei pro family, solo perché verità scomode per qualcuno, mentre spesso restano a disposizione dei bambini contenuti che tutto sono tranne che adatti ai minori?
Il web ha bisogno di più controllo, perché non è più solo una mera virtualità, ma ha un impatto crescente nella vita delle persone e specialmente dei bambini. È un luogo di incontri e, spesso, di brutti incontri. Non è un posto sicuro per i più piccoli; si pensi agli innumerevoli casi di pedofilia, pedopornografia e altre forme di abusi che hanno coinvolto i minori, inevitabilmente lasciando un segno nelle loro vite.
I bambini e gli adolescenti hanno il sacrosanto diritto di vivere la loro età, di non essere attratti a contenuti dannosi per loro. Hanno il diritto di essere protetti sul web. È quanto mai necessario che si accentuino le forme di controllo delle varie piattaforme online, affinché i bambini possano essere più al sicuro dalle minacce del mondo virtuale.