02/07/2024 di Francesca Romana Poleggi

Nelle società più "inclusive" migliora la salute mentale delle persone Lgbt?

Jennifer Roback Morse, fondatrice e presidente del Ruth Institute, che aiuta coloro che si sentono vittime della rivoluzione sessuale a ritrovare la felicità perduta e a diventare protagonisti di un cambiamento positivo, ha pubblicato sul National Catholic Register un articolo che vuole rispondere alla seguente domanda: i cambiamenti sociali degli ultimi 30 anni hanno effettivamente migliorato la salute mentale e il benessere delle persone Lgbt che soffrivano per mancanza di inclusione, omofobia, ecc.?

Nessun ricercatore serio, dice la dottoressa, nega che i tassi di disagio psicologico siano più alti per gli uomini gay e le donne lesbiche rispetto al resto della popolazione. In particolare soffrono in grado maggiore per abuso di sostanze, disturbi affettivi, disturbi d'ansia, disturbi dell'umore, autolesionismo, disturbi alimentari e tendenze suicide. Secondo molti tale disagio è causato dalla “teoria dello stress delle minoranze”: la discriminazione ingiusta. La correlazione è ovvia: i bambini che vengono bullizzati o picchiati hanno più probabilità di essere depressi rispetto ai bambini che non lo sono. Perciò, secondo il mainstream, una società più gay-friendly dovrebbe portare a un miglioramento del benessere delle persone con tendenze omosessuali, e quindi in definitiva un miglioramento del benessere della società.

Ci sono però diverse indagini statistiche citate dalla dottoressa Roback Morse, condotte in Paesi decisamente gay-friendly, che smentiscono tale conclusione

L’accettazione sociale del comportamento omosessuale è aumentata notevolmente negli ultimi 30 anni. In tutto l’Occidente - e non solo - sono state introdotte le unioni civili e anche nei Paesi che non le riconoscono come “matrimonio gay” (per es. l’Italia), di fatto gli uniti civilmente sono considerati “marito e marito” oppure “moglie e moglie”. Anche nei Paesi dove non esistono vere e proprie leggi bavaglio “anti-omofobia”, nei posti di lavoro, nelle pubbliche amministrazioni e soprattutto attraverso gli schermi (film, telefilm, pubblicità, talkshow, ecc.) i rapporti omosessuali sono ormai “normalizzati”, tanto che sono davvero pochi ad aver ancora il coraggio di dire che i rappporti erotici tra persone dello stesso sesso sono contro natura. 

Eppure, il benessere delle persone Lgbt non è aumentato. Anzi.

I Paesi Bassi, per esempio, sono ampiamente riconosciuti come uno dei paesi più “gay-friendly” del mondo: hanno introdotto il "matrimonio" gay nel 2001. Eppure il team di ricercatori olandesi che ha esaminato parametri di salute mentale, tra cui disturbi d’ansia, fobie, abuso di sostanze, depressione e disturbo bipolare in uno studio del 2001 (dati raccolti nel 1996) e li ha confrontati con i dati raccolti nel 2007 - 2009, in un secondo studio del 2014 concludono che «non si sono verificati cambiamenti significativi nel tempo»  nella disparità di salute tra eterosessuali e omosessuali.

Un altro studio del 2022 su donne che hanno cambiato orientamento sessuale è stato condotto in Australia, altro paese “gay-friendly”. La conclusione: «Il disagio psicologico aumenta quando le donne cambiano il loro orientamento allontanandosi dalla norma eterosessuale e diminuisce quando abbandonano l’omosessualità e ritornano etero». 

Ma lo studio più triste, secondo  la dottoressa Roback Morse, è un'analisi condotta da ricercatori (pro-gay), che utilizzano dati del Williams Institute (pro-gay), ospitato presso l'UCLA. Il "Generations Study" delinea diverse "generazioni", che hanno vissuto diversi momenti "chiave" nel grado di accettazione sociale.

La "Pride Cohort", per la quale la rivolta di Stonewall è stata l'evento determinante, sono i  nati tra il 1956 e il 1963 che avevano tra i 52 e i 59 anni al momento dell'indagine.

La “Visibility Cohort” è nata tra il 1974 e il 1981. L'HIV-AIDS è stato l'evento determinante della loro generazione.

La “Equality Cohort”, infine, è la generazione più giovane, nata tra il 1990 e il 1997, che ha assistito alla legalizzazione del "matrimonio" gay.

Lo studio esamina il tasso di suicidi o tentati suicidi e il disagio psicologico tra uomini e donne. Questi grafici pubblicati dalla Roback Morse illustrano i risultati che oseremmo definire tragici: le nuove generazioni stanno molto peggio di quelle più vecchie. I ricercatori concludono che c’è «poca differenza nell'esperienza dello stress delle minoranze tra i gruppi» e «non c'è nessun miglioramento percepibile nello stress delle minoranze e nella salute delle minoranze sessuali».

 

Statistiche sui tentativi di suicidio.

Statistiche sui tentativi di suicidio.

 

Disagio psicologico.

Disagio psicologico.

 

Non possiamo non concludere, d'accordo con la dottoressa Roback Morse, che il sesso biologico per la persona è davvero importante. L’idea che dei nostri corpi sessuati possiamo fare ciò che vogliamo è sbagliata e porta a comportamenti e stili di vita che causano infelicità personale e problemi sociali.  «Questa conclusione è ampiamente coerente con il dato naturale (e l'insegnamento costante della Chiesa) secondo cui l'eterosessualità è, osiamo dirlo, normativa».

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