Il Tribunale di Rimini, pochi giorni fa, ha riconosciuto come “madre” anche la donatrice di ovuli, di una coppia di donne che ha partorito due gemelli, ovviamente con la fecondazione eterologa. Nella fattispecie, è stato il Tribunale a ordinare al Comune di Rimini di correggere l’atto di nascita indicando anche l’altra donna, come madre.
Come riporta RiminiToday, le due avevano fatto ricorso contro il no del Comune, nel novembre 2018. L’atto di nascita dei due bambini, infatti, così come secondo la legge italiana, indicava una sola madre: quella che li aveva partoriti. Per questo lo Stato civile del Comune di Rimini davanti alla richiesta delle due donne, aveva opposto un deciso rifiuto.
Ma ora, in seguito alla decisione del Tribunale, dovrà necessariamente provvedere al riconoscimento dei due bambini, come figli di due mamme. La sentenza del Tribunale è dello scorso aprile, ma è stata depositata qualche giorno fa.
Quasi scontato il gaudio degli Lgbt che, pretendendo di parlare a nome del Paese, hanno esortato Bonaccini a ricordarsi che «questo vuole la popolazione». Per questo, Marco Tonti, presidente di Arcigay Rimini, esultando per la sentenza in questione che non fa che frammentare la maternità biologica, ha rivolto una proposta al governatore Stefano Bonaccini: «è importante che nella prossima Giunta regionale ci sia un assessorato ai Diritti che possa aiutare a superare questi ostacoli burocratici che funestano la vita di migliaia di cittadini e cittadine della regione. Le ultime elezioni hanno detto che questo vuole la popolazione, e una Regione come la nostra ha le carte in regola per alzare l’asticella del rispetto e dei diritti».
Come volevasi dimostrare, subito dopo la vittoria del centrosinistra di Stefano Bonaccini, in Emilia Romagna è il mondo dell’associazionismo Lgbt a dettare l’agenda politica, arrivando persino a proporre provvedimenti che rendono il sistema normativo italiano, di fatto, una barzelletta a fronte della dittatura ideologica arcobaleno.
di Manuela Antonacci