Un «errore grave rispetto all’equilibrio della nostra società», poiché «quando si dà libero corso a ogni tipo di ricerca sull’embrione vuol dire che lo si considera niente, materiale da laboratorio». Il cardinale arcivescovo di Parigi, André Vingt Trois, presidente della Conferenza episcopale francese, ha risposto così ai microfoni di Radio Notre Dame a chi gli chiedeva un commento sulla proposta di legge, tesa a non ostacolare la ricerca sull’embrione umano, che è all’esame dell’Assemblea nazionale. L’errore, spiega il porporato, è duplice: innanzitutto di investimento, in quanto «da diversi anni ci viene detto che le cellule embrionali saranno la fonte del trattamento rigenerativo delle malattie nervose, ma a tutt’oggi non vi è nemmeno, in questo campo, un protocollo di sperimentazione; c’è la continua promessa che ciò avverrà presto ma in realtà non avviene mai. E d’altra parte esistono altre strade della ricerca molto più promettenti che sono state anche coronate da un premio Nobel». Vingt Trois si riferisce alle cellule staminali pluripotenti indotte, prodotte in laboratorio dal medico giapponese Shinya Yamanaka, insignito nel 2012 del premio Nobel per la medicina. «Chi ha interesse — si chiede il cardinale — a convogliare finanziamenti e sovvenzioni per la ricerca verso questo o quel laboratorio piuttosto che su un altro? A questo proposito non esiste un’informazione chiara e trasparente. Bisognerà pure un giorno che si sappia perché questo potere economico dei laboratori farmaceutici o di ricerca resta ostinatamente nell’ombra, quando addirittura non utilizza fondi di collette pubbliche raccolti con processi di forte mobilitazione emotiva ma il cui investimento non è sempre completamente controllabile». La proposta di legge — sostenuta dal Governo e approvata il 4 dicembre scorso dal Senato — è stata esaminata giorni fa dalla Commissione affari sociali dell’Assemblea nazionale. Da l 29 marzo è al vaglio dei deputati che il 2 aprile dovranno esprimere il loro voto, ma molto probabilmente l’iter avrà una coda vista la valanga di emendamenti presentati soprattutto dall’Unione per la maggioranza presidenziale (centro-destra). L’obiettivo del provvedimento è modificare la legge sulla bioetica del 7 luglio 2011 affinché la ricerca sull’embrione umano, at-tualmente vietata anche se con alcune deroghe, venga autorizzata come principio e a condizioni ancora meno restrittive. L’articolo unico approvato dal Senato specifica quando può essere autorizzato un protocollo di sperimentazione sull’embrione umano o sulle cellule staminali embrionali: deve esserci pertinenza scientifica; la ricerca deve avere una finalità medica e non potrebbe essere condotta senza ricorrere all’embrione o alle relative cellule staminali; il protocollo deve rispettare i principi etici riguardanti la ricerca sull’embrione. Ma il presidente della Conferenza episcopale francese contesta, oltre all’obiettivo della proposta di legge, anche il modo in cui ci si è arrivati: «Non si può non protestare e non ricordare che la legge sulla bioetica del 2011 prevedeva che gli emendamenti a detta legge dovessero essere sottoposti a un dibattito pubblico sotto forma di stati generali. Ora — sottolinea il cardinale Vingt Trois — non solo non si è proceduto con minime consultazioni ma si è collocato il tutto, sia nel calendario del Senato che dell’Assemblea nazionale, all’interno di ciò che viene chiamata “nicchia parlamentare”, vale a dire un cassetto dove si raccoglie un certo numero di progetti di legge senza importanza che si fanno passare alle 2 del mattino, quando la seduta arriva al suo termine». Sull’argomento è intervenuto anche l’arcivescovo di Rennes, Dol e Saint Malo, Pierre d’Ornellas, responsabile per la Conferenza episcopale dei temi bioetici, che sul quotidiano «Le Figaro» mette in guardia dai fini utilitaristici che si nascondono dietro l’autorizzazione della ricerca sull’embrione umano e l’allargamento, alle persone dello stesso sesso, dell’assistenza medica alla procreazione. Il mancato rispetto della dignità dell’embrione rappresenta una «regressione», perché «l’umano ha sempre la priorità», scrive il presule, sottolineando poi che non esiste «un diritto al figlio», che nelle coppie di omosessuali sarebbe garantito solo attraverso la “maternità surrogata”, altra grave «strumentalizzazione» della donna e del bambino. «Nessun progresso arriverà — conclude monsignor d’Ornellas — senza una “ecologia umana”, più urgente oggi di quella ambientale».
Fonte: L’Osservatore Romano