La nuova ambasciatrice alle Nazioni Unite, nominata da Trump (... ma non era misogino e sessista?) Nikki Haley si opporrà al tentativo in atto di annoverare l’aborto tra i diritti umani.
Davanti alla Commissione del Senato per gli Affari Esteri ha detto che si impegnerà a contrastare la diffusione dell’aborto su scala internazionale e si è dichiarata profondamente pro life.
«Sosterrò tutte le iniziative che serviranno a prevenire l’aborto, a offrire valide alternative ad esso, a tutelare i bambini non nati a livello internazionale», ha detto Nikki Haley.
E, con grave scorno delle ONG internazionali promotrici dell’aborto, a livello internazionale sta crescendo un sostegno globale al diritto di vivere dei bambini non nati che protegge dalla violenza dell’aborto non solo i bambini stessi, ma anche le loro madri.
Molti Stati che tradizionalmente sono considerati da quelle ONG arretrati e perciò “da ammaestrare” si ergono nella difesa della loro sovranità e dei loro valori religiosi e culturali, nonostante i tentativi dell’ONU di “punire” i Governi pro life, come il Perù.
Nikki Haley, come Governatrice del Sud Carolina, aveva promosso un’indagine sulla Planned Parenthood, colta a vendere i bambini vittime dell’aborto nel modo che i nostri Lettori conoscono bene. A seguito di tali indagini due cliniche hanno chiuso per gravi violazioni delle norme igienico – sanitarie in vigore.
Ha inoltre contribuito al varo di due leggi restrittive dell’aborto: l’Opt Out of Abortion Act (che consente ai datori di lavoro di non pagare per l’aborto delle dipendenti) e il Born-Alive Infant Protection Act (che riconosce dignità di persone ai piccoli sopravvissuti all’aborto, assicurando loro accompagnamento e cure palliative, se non possono sopravvivere): ogni volta Nikki Haley ha potuto contare sul pieno appoggio, fattivo, dei cittadini (e delle cittadine) del Sud Carolina.
Redazione
Fonte: Life News
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