“Il Parlamento europeo (...) insiste sul fatto che le donne debbano avere il controllo dei loro diritti sessuali e riproduttivi, segnatamente attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all’aborto; sostiene pertanto le misure e le azioni volte a migliorare l’accesso delle donne ai servizi di salute sessuale e riproduttiva e a meglio informarle sui loro diritti e sui servizi disponibili”.
Questo uno dei passaggi salienti della relazione Tarabella, un deputato belga al parlamento UE.
L’anno scorso, anche grazie alla mobilitazione dei cittadini che hanno inviato petizioni da tutti i paesi europei, al Parlamento di Strasburgo è stata bocciata la relazione Estrela su “Salute e diritti sessuali e riproduttivi”, che aveva più o meno lo stesso tenore di questa.
Per la prima volta, allora, i parlamentari europei hanno dovuto fare i conti con la mobilitazione di un’enorme massa di cittadini in difesa del diritto alla vita e della dignità umana.
Ora, a un anno di distanza, tutto rischia di essere stato inutile: siamo da capo.
Questa pretesa non solo contraddice il diritto alla vita e alla pari dignità di ogni essere umano, ma anche il principio di sussidiarietà (ribadito dal Parlamento Europeo durante la votazione sulla risoluzione Estrela), secondo cui i soli Stati membri dell’Unione, e non le istituzioni europee, sono competenti in questo tipo di argomenti.
Chiunque creda nell’inviolabilità del diritto alla vita e consideri l’aborto una tragedia e non un diritto deve far sentire la propria voce e vigilare sull’operato del Parlamento Europeo, per ricordare agli eurodeputati quanto già decretato lo scorso 10 dicembre in occasione della votazione sulla risoluzione Estrela: l’Europa non ha alcuni diritto di promuovere l’aborto tra i Paesi membri.
Si può leggere il contenuto della petizione promossa su CitizenGO dalla FAFCE, la Federazione delle Associazioni Familiari Cattoliche Europee e firmarla.
Redazione