Che l’indottrinamento gender procedesse a grandi passi era risaputo, ma ad iniziative tanto smaccatamente di parte – per di più destinate ai piccoli – si fatica ad abituarsi. Ecco perché colpiscono, e tanto, i contenuti di YouTube Kids nuova app sviluppata da YouTube per i bambini facilmente scaricabile in dispositivi mobili e il cui simpatico nome, a ben vedere, rinvia subito ad una dimensione colorata, pacifica, innocentemente giocosa. Peccato che basti iscriversi con un account – verificata fatta in questi giorni da noi stessi e da svariati genitori, increduli per ciò che si son subito trovati davanti – per imbattersi in una serie di video che sarebbe eufemistico definire politicizzati, e i cui titoli sono: «Omofobi si nasce o si diventa? Non si nasce omofobi», «Glossario Lgbt», «Zou e l’arcobaleno», e via di questo passo.
Una vera e propria alluvione Lgbt che lascia di sale per almeno tre ragioni. La prima è che si tratta di contenuti che non occorre andarsi a cercare in apposite sezioni: vengono proposti in modo automatico agli utenti. Utenti che, secondo lato sconvolgente, in teoria dovrebbero avere dai 5 ai 7 anni. Quindi parliamo di bambini davvero piccoli, cui YouTube Kids rifila i suddetti contenuti – terzo elemento grave – privi d’ogni contraddittorio. L’opera propagandistica viene a consumarsi scavalcando appieno, dunque, la famiglia, la cui titolarità del primato educativo risulta sempre meno considerata dai burattinai dell’informazione così come dai padroni del Web.
Ora, è evidente che tutto ciò pone dei problemi in primo luogo ai genitori, che rischiano di trovarsi i figli se non plagiati certamente molto condizionati da contenuti su temi sensibili, come quelli della sessualità e dell’orientamento sessuale appunto. Che fare, quindi? I rimedi possibili non sono evidentemente molti, purtroppo. Però ci sono. Il primo consiste nella necessità, da parte dei genitori appunto, di intensificare l’opera di monitoraggio e vigilanza su ciò che fanno i loro bambini nel tempo libero, soprattutto quando giocano con lo smartphone o con qualche altro dispositivo simile.
In seconda battuta, un impegno che invece investe tutti – le famiglie così come i semplici cittadini – è poi quello di denunciare simili iniziative che, presentate come di mero intrattenimento e svago, nei fatti si rivelano ben altro. Ragion per cui, se un tempo si invitavano i bambini a non «accettare caramelle dagli sconosciuti», oggi l’esortazione ad una sorveglianza sui contenuti, mediatici e non, destinati ai più piccoli, deve farsi più intensa, riguardando tutti, non solo genitori, insegnanti o educatori.
Infine, le insidie contenute ormai perfino in YouTube Kids testimoniano neppure l’opportunità, ma proprio l’urgenza di un’opera di cultura libera e alternativa, capace di veicolare contenuti sani e fondati sulla retta ragione, oltre che sul diritto naturale. Da questo punto di vista, se già fino a qualche anno fa risultava cosa buona e giusta diffondere contenuti educativi – sulle relazioni, gli affetti, la famiglia, la sessualità -, oggi quella medesima iniziativa risulta sommamente urgente. Infatti la cultura dominante, se da un lato si presenta come relativista e scettica verso l’esistenza di qualsivoglia verità morale, dall’altro risulta micidiale nell’imporre la propria, dinnanzi alla quale basta ormai solo una forma di titubanza per essere scomunicati socialmente come arretrati, medievali oppure, va da sé, omofobi.
Di qui la necessità di un impegno in favore dell’educazione che, senza trascurare una vigilanza che – per le ragioni poc’anzi esposte – si fa sempre più urgente, arrivi a trasmettere e possibilmente anche a testimoniare valori veri, fondati sulla natura umana e sulla bellezza di ciò che è stabile e duraturo e, quindi, può fungere da vera ancora in questi tempi, ahinoi, sempre più caotici e tempestosi. Il ddl Zan non c’è ancora, nel nostro ordinamento – ove speriamo non arrivi mai -, ma la libertà educativa è già ampiamente minacciata.