Rilanciamo il Comunicato stampa di Pro Vita e Generazione Famiglia, rilasciato oggi, 9 ottobre 2018 per denunciare la manipolazione politica del ricorso alla Consulta contro i decreti attuativi della Cirinnà: i bambini non si comprano!
«L’avvocatura per i diritti Lgbt, Rete Lendford, non vuole solo dare il cognome comune alle coppie gay ma arrivare ai bambini riconosciuti legalmente come figli» è l’accusa del Presidente di Pro Vita Onlus, Toni Brandi, e di quello di Generazione Famiglia, Jacopo Coghe (associazioni organizzatrici del Family Day) in relazione alle misure sul cognome comune all’esame della Consulta.
I due presidenti sottolineano le vere intenzioni che «animano questa rete di avvocati, che svolge la propria attività in ambito di trascrizione dei matrimoni celebrati all’estero, riconoscimento della stepchild adoption e di bambini comprati all’estero tramite l’abominevole pratica dell’utero in affitto».
Le associazioni promotrici del Family Day chiedono «che l’impugnazione di fronte alla Corte Costituzionale del decreto attuativo della cosiddetta legge Cirinnà sulle unioni civili non venga strumentalizzata a fini politici».
Per Brandi e Coghe «un cognome comune significa matrimonio. Le unioni civili non sono un matrimonio, che è fondato costituzionalmente sulla famiglia naturale».
Lo rendono noto l’ufficio stampa di ProVita Onlus e Generazione Famiglia.