Sempre più attivi e agguerriti, i Nonni 2.0 sono attualmente impegnati con la seconda edizione del loro concorso per le scuole e, parallelamente, continuano a portare avanti la proposta per la defiscalizzazione degli aiuti economici ai nipoti. Contemporaneamente, l’associazione sta lanciando un documento, rivolto ai giovani, per sensibilizzarli sul valore della libertà d’opinione, contro ogni forma di pensiero unico. In occasione della Festa dei Nonni, Pro Vita & Famiglia ha sentito il giornalista Peppino Zola, cofondatore e vicepresidente dei Nonni 2.0.
Dottor Zola, che programmi avete in cantiere in questo momento con i Nonni 2.0?
Stiamo innanzitutto proseguendo la nostra battaglia di sensibilizzazione sul ruolo dei nonni: essi non sono una “riserva indiana” ma una componente fondamentale della famiglia, dunque della società intera. Scopo dei Nonni 2.0 rimane quello di ricordare che l’anziano, fino all’ultimo minuto della sua vita, non è solo tra coloro che devono essere assistiti: fino a quando siamo in vita e in salute, abbiamo il dovere di partecipare alla vita sociale e, in particolare, alle responsabilità educative nei confronti dei nipoti e anche dei figli.
In novembre terremo un incontro a cui inviteremo i nostri nipoti sul tema dell’uso dei social, mentre in dicembre presenteremo un libro che raccoglierà i migliori temi del concorso Io e i miei nonni: esperienze e riflessioni, che ha visto la partecipazione di studenti di tutta Italia. Leggendo quei temi, abbiamo riscontrato che i nipoti nutrono un “affetto intelligente” verso i nonni; capiscono, cioè, che i nonni sono la tradizione e sanno educare saggiamente. Nel frattempo, abbiamo lanciato una nuova edizione dello stesso concorso, stavolta sul tema Le parole dei nonni, con premiazione prevista per maggio o giugno del prossimo anno. C’è poi un nuovo progetto di cui non abbiamo ancora parlato con nessun giornale…
Di che si tratta?
In gennaio, dovremmo lanciare una lettera aperta ai nostri nipoti (e anche ai nostri figli), per metterli in guardia dai pericoli che minacciano la libertà d’opinione. Il pensiero unico soffoca tutti gli altri pensieri e questo è un fenomeno che troppa gente, a partire dai politici, tende ad ignorare. Nel dopoguerra, anche nella diversità di idee, c’era la possibilità di esprimersi su tutto. Oggi invece, se ha idee fuori dal coro, rischi di essere etichettato come omofobo, come islamofobo, ecc. Un nostro illustre socio, Robi Ronza, ha recentemente denunciato l’annullamento di un convegno da parte dell’Accademia dei Lincei, solo perché Repubblica vi aveva denunciato la presenza del professor Franco Battaglia, noto “negazionista” in tema di riscaldamento globale. Abbiamo trovato assurdo che nemmeno l’Accademia dei Lincei abbia avuto il coraggio di discutere apertamente un tema in cui potrebbero avere ragione gli uni o forse anche gli altri… Invece, c’è qualcuno che sostiene che il punto di vista Greta sia indiscutibilmente esatto.
In questa società sempre più segnata dal crollo demografico, quale ruolo di welfare familiare rivestono i nonni?
Il loro ruolo è fondamentalmente duplice. Da un lato rientra nella gratuità della natura di ogni nonno, il tempo che essi dedicano ai nipoti, anche solo come baby sitter. Dall’altro lato, c’è il risvolto dell’aiuto economico che essi offrono: molto spesso sono proprio i nonni a pagare le rette scolastiche ai nipoti, oppure le loro iscrizioni ai corsi sportivi. Talvolta suppliscono anche per le rate dei mutui che i figli non riescono a pagare. Come Nonni 2.0 abbiamo fatto una proposta di legge, che cercheremo di far calendarizzare in Parlamento, in cui chiediamo che gli aiuti economici versati in modo regolare dai nonni a beneficio dei nipoti, possano essere oggetto di detrazione fiscale. Riteniamo che lo stato debba premiare questa attività.
Nei suoi cinque anni di attività, la vostra associazione è sempre stata in prima linea nella difesa della vita e della famiglia. In modo particolare che posizione esprimete sull’ultima sentenza della Corte Costituzionale?
Nel nostro comunicato, abbiamo preso le distanze da quella sentenza, che, in quanto nonni, quindi anziani, non possiamo che condannare. Inoltre, abbiamo fatto un’osservazione procedurale su un aspetto che forse ad altri è sfuggito: l’invasione della Corte Costituzionale in ambiti che non le spettano. In primo luogo, ciò è avvenuto con la l’ordinanza dello scorso anno, con cui hanno invaso il campo legislativo: la Corte ha imposto al Parlamento cosa avrebbe dovuto fare e questo non è suo compito. Non è tutto: la Corte Costituzionale ha anche invaso il potere dei magistrati. In pratica, hanno detto al giudice di Milano le ragioni per cui Cappato andava assolto. La Corte Costituzionale dovrebbe soltanto dire se una legge è costituzionale o no, non emettere sentenze per conto del giudice ordinario. Quindici uomini (sedici, se aggiungiamo il presidente della Repubblica) rischiano di governare l’Italia a nome di tutti. Mi meraviglio del fatto che non sia stato abbastanza sottolineato quanto tutto questo sia un pericolo per la democrazia.
di Luca Marcolivio