Domani, domenica 28 luglio, si celebra la Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, voluta da Papa Francesco, il quale ha anche concesso l’indulgenza plenaria, alle condizioni previste, a chi partecipa ai gesti ed ai riti nei quali si ricordano, appunto, nonni e anziani. La giornata è prevista nella domenica più vicina al 26 luglio, quando si fa memoria dei genitori di Maria, ovvero Gioacchino e Anna, che, quindi, sono i “nonni” di Gesù.
L’istituzione di questa “giornata” appare quanto mai opportuna, dato che i nonni, come ha costantemente ricordato Papa Francesco, costituiscono un fattore essenziale che sostiene non solo la singola famiglia, ma l’intera società.
La presenza dei nonni (e più in generale di tutti gli anziani) costituisce, innanzi tutto, la testimonianza che ciascuno di noi non si è fatto da solo, ma proviene da una storia, che porta con sé una tradizione che sostiene ogni aspetto della relazione tra gli uomini. I nonni, con la sola loro presenza fisica, ci ricordano tutto questo e ci aiutano a non vivere da individui soli e, quindi, sostanzialmente disperati. Per fare un esempio, nel manifesto fondativo dell’associazione NONNI2.0 si legge che i nonni sono «custodi della memoria, chiamati a essere attivi testimoni delle virtù e delle esperienze che, alla prova del tempo e della vita, si sono dimostrate utili e valide per affrontare le sfide personali e sociali del tempo presente». Tempo che, invece, teorizza e pratica il più spaventoso individualismo, sotto varie forme.
Ma c’è dell’altro. I nonni stanno diventando sempre più importanti, in questa società in sfacelo, perché di fatto costituiscono l’asse portante di quello che chiamano welfare, che, senza il loro apporto concreto, sarebbe molto più deficitario. I nonni aiutano le famiglie in vari modi, accudendo ai nipoti e permettendo così ai loro figli di lavorare e produrre e, in molti casi, addirittura di sposarsi. Ma i nonni spesso, sempre più spesso, aiutano nipoti e figli anche dal punto di vista economico, facendosi carico delle spese per l’educazione, per l’attività sportiva, per i mutui relativi alla casa e così via. Indirettamente e in silenzio i nonni costituiscono così un collante molto efficace per l’intera società. Sarebbe ora che tutti (cultura e politica) si accorgessero di questo immenso fenomeno che, tra l’altro, pratica alla lettera il più puro principio di sussidiarietà.
Anche la Chiesa è chiamata, a mio parere, a ridare smalto alla figura dell’anziano, che nella storia biblica e cristiana ha sempre occupato un posto preminente e benedetto. Anche all’interno delle comunità cristiane si tende a pensare agli anziani solo come persone da “assistere”, il che peraltro è sacrosanto quando l’anziano è solo o non autosufficiente. In Italia, il 70% degli anziani è, fortunatamente, autosufficiente e quindi in grado di essere ancora in grado di dare un contributo attivo per il bene comune dell’intera società e della Chiesa. Spero che la Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani sia di sprone affinché anche nella Chiesa non si finisca con il considerare l’anziano come uno “scarto”. Gli anziani possono e devono essere soggetti attivi della pastorale di parrocchie e movimenti, anche perché la responsabilità missionaria dei cristiani non finisce con l’andata in pensione dal lavoro. Come ripete spesso il Papa, gli anziani non devono “tirare i remi in barca”, sia dentro che fuori la Chiesa.
Penso che questi tempi ci debbano indurre anche ad un’altra considerazione. Sono tempi in cui prevale, in modo sempre più irragionevole, la divisione invece del dialogo, la tendenza alla distruzione invece che alla costruzione. Allora, occorre avviare un percorso che ci porti a creare una vera e propria alleanza tra generazioni, anche perché vi sono temi, come ad esempio quello pensionistico, che tenderanno nei prossimi anni a creare guerre tra generazioni e non alleanze. A mio parere, allora, i nonni, con la loro saggezza ed il loro disinteresse, devono essere protagonisti in questo lavoro di dialogo tra generazioni. Non a caso Papa Francesco invita sempre i nonni a parlare con i nipoti ed i nipoti a parlare con i nonni. Mi pare un invito cui dobbiamo guardare nei nostri impegni quotidiani, privati o pubblici che siano. Daremmo un grande contributo al futuro dei nostri nipoti e pronipoti.
di Peppino Zola, presidente dell’Associazione NONNI2.0