Dopo che lo stato dell’Arkansas ha bandito l’aborto dopo le 12 settimane di gravidanza, ovvero quando diventa possibile ascoltare i battiti cardiaci del feto con apparecchiature ad ultrasuoni, ora in Nord Dakota, dove governano i Repubblicani, si propone che il battito del cuore del feto debba essere ricercato per via transvaginale, abbassando il limite alla quinta-sesta settimana di gestazione.
Faranno eccezione i casi di grave pericolo per la vita o la salute della madre, ma non i casi di stupro o incesto. Inoltre, se il governato firmerà il disegno di legge (come dovrebbe avvenire a breve) non sarà possibile abortire a causa di anomalie genetiche del nascituro né (udite, udite!) perché non è del sesso preferito. Si prevede che l’introduzione di queste leggi, le più restrittive attualmente negli Stati Uniti, possa abbassare del 75% il numero delle interruzioni di gravidanza provocate, ma naturalmente gli abortisti insorgono e vogliono che siano bocciate per incostituzionalità.
“Il Governo deve fermare queste proposte di legge, perché le decisioni che riguardano la maternità sono un fatto privato della donna e della famiglia e non devono essere prese dai politici” asserisce l’attivista pro-choise Jennifer Dalven. Sul fronte pro-life la senatrice repubblicana Bette Grande, promotrice di questi disegni di legge, li definisce “molto semplici, perché chiunque capisce che il battito del cuore significa vita”.
Lo stato del Nord Dakota non ha un grosso peso demografico, ha all’incirca 670.000 abitanti, tuttavia l’introduzione di queste leggi sarà una piccola vittoria per il movimento per la vita.
di Linda Gridelli