È stata da poco rinnovata l’istituzione del Comitato nazionale di bioetica (Cnb), organo consultivo della Presidenza del Consiglio dei ministri, che – da ormai molti anni - svolge sia funzioni di consulenza presso il Governo, il Parlamento e le altre istituzioni, sia non meno rilevanti funzioni di informazione nei confronti dell'opinione pubblica su quelli che sono i problemi etici emergenti. Si tratta di un passaggio istituzionale di rito.
Tuttavia, la composizione del nuovo Cnb ha fatto parecchio discutere alcuni organi di informazione che l’hanno presentata come una sorta di sgambetto istituzionale, ossia di invasione di campo “da parte della destra” che, in questo modo, avrebbe allungato la mano su di esso. La realtà, tanto per cambiare, è invece leggermente diversa e va nella direzione di un bilanciamento di quel Cnb, che oggi più di prima semplicemente dà più voce alla sensibilità pro life e pro family; senza che però ciò comporti alcun abbassamento del livello culturale, anzi.
Chiunque, in effetti, andrebbe sfidato a dimostrare che il nuovo presidente del Cnb – il professor Angelo Vescovi (leggi QUI una sua recente intervista a Pro Vita & Famiglia) – non è uno scienziato di prim’ordine, trattandosi di una persona che ha già avuto l’incarico di docente all’Università di Milano Bicocca e si direttore scientifico di Casa Sollievo della Sofferenza a San Giovanni Rotondo, dell’Istituto di genetica umana G. Mendel di Roma, della Banca delle Cellule staminali cerebrali umane e del Centro staminali umane e del Centro di Nanomedicina del Niguarda di Milano.
Allo stesso modo, chi può dubitare della preparazione giuridica di uno dei nuovi vicepresidenti di questo organi, il professor Mauro Ronco (QUI quando parlava a Pro Vita & Famiglia di ddl Zan), uno dei docenti universitari e penalisti più stimati in Italia, nonché autore di manuali studiando i quali si sono formate generazioni di giuristi? Lo stesso dicasi per la professoressa Maria Luisa Di Pietro o per lo psichiatra Tonino Cantelmi (QUI l’intervista di quest’ultimo sul fine vita). Parliamo infatti sempre di studiosi e professionisti che, nel tempo, si sono resi autori di testi e pubblicazioni di indiscutibile rilievo scientifico.
Ciò tuttavia non toglie, questo sì, come diversi di questi componenti del Comitato nazionale di bioetica siano figure con una certa attenzione alla vita. Per esempio il presidente Vescovi in una recente intervista rilasciata al quotidiano La Verità ha dichiarato che oggi, in Italia, «si va in televisione a gridare che, se vuoi, puoi fine alla tua vita, perché non ti danno alternative. C’è un abbandono dei pazienti. Quindi al centro di quella che è la mia attività – poi le decisioni del Comitato dovranno essere corali chiaramente –, ma al centro della mia attività e della mia visione c’è il rispetto della vita umana. Scelte drammatiche non possono essere prese in condizioni disperate, di mancanza di aiuto e di assistenza e supporto. L’essere umano prevale sull’impegno economico e sull’economia, questo deve esser chiaro. Lo dice anche Papa Francesco».
Ecco, queste sono sicuramente parole rassicuranti per chi abbia a cuore certi valori, come lo sono nel recente passato state quelle del citato professor Ronco, che peraltro proprio su queste pagine ha criticato il ddl Zan («questo disegno di legge così pericoloso per la libertà di tutti») o del professor Cantelmi su certe derive scolastiche («L'educazione dei nostri figli non può essere una battaglia ideologica») o della professoressa Assuntina Morresi (QUI un suo recente intervento sul sito di Pro Vita & Famiglia) - che pure del Comitato in realtà faceva già parte - a proposito dei rischi del riconoscere il “diritto di morire” («con l’Eutanasia legale sarà una strage!»). Oppure, per citarne ancora altri, il professor Alberto Gambino o il professor Giuseppe Casale.
Tutto questo però, tornando a noi, non significa che il Comitato nazionale di bioetica (Cnb) sia ora controllato da una certa parte politica; figuriamoci.
Anche perché significativi nomi dell’area libera e laicista – un nome su tutti, quello di Maurizio Mori – comunque restano presenti in seno all’organo. La verità è allora un'altra, e cioè quella che già scrivevamo poc’anzi rispetto al fatto che il Comitato, semplicemente, ora dà molto più spazio a chi considera importanti la vita e la famiglia. Che poi queste posizioni siano minoritarie, oggi, sui mass media, ecco, quello non può essere certo un problema di chi condivide tali posizioni. Semmai, infatti, ad essere sbilanciati in favore dell’agenda liberal e progressista sono i grandi media; ed è così da decenni. Ma questo, curiosamente, non lo nota più nessuno.