Quella del rispetto dei diritti altrui, del rispetto delle convinzioni e del sentimento religioso degli altri sembra essere ormai una vera e propria utopia. Non solo perché i riferimenti blasfemi, sconci, offensivi sono all’ordine del giorno con manifesti, post, immagini, video. Ma anche perché spesso proprio i paladini dei diritti, delle libertà, proprio coloro i quali si indignano (giustamente) quando il dibattito pubblico sfocia nelle offese, sono i primi a non rispettare gli altri, ad offenderli.
È quanto successo qualche giorno fa con un post su Facebook della scrittrice e blogger Michela Murgia che, informando gli utenti della sua presenza ad alcuni incontri del festival InQuiete 2019, ha fatto sapere di partecipare, ad un dibattito sul “Catechismo femminista”.
Di per sé accostare il termine “catechismo” a quello “femminista” non rappresenta nulla di sbagliato, visto che l’accezione più ampia del primo termine sta a significare l’esposizione didattica di una dottrina, spesso religiosa, anche se tradizionalmente si fa riferimento a quello cristiano e cattolico. Il problema è che la locandina dell’evento presenta l’immagine – inconfondibile – della Madonna vestita da superman (o superwoman direbbero le femministe). In più il post della Murgia si conclude con un «orate pro nobis».
Dove è finito il concetto di rispetto delle immagini sacre? Il rispetto del sentimento religioso altrui? Il rispetto della legge, quindi, il non vilipendere la religione? O si tratta di un tipo di rispetto delle libertà che funziona a corrente alternata e quindi non succede nulla di male se questo capita alla religione e in particolare a quella cristiana e cattolica?