16/10/2023 di Giuliano Guzzo

Oggi la Disney compie 100 anni. Ecco come e perché è diventata Lgbt

Ben 100 candeline. Tante sono quelle che in questa giornata può soffiare la Walt Disney Company. Risale infatti al 16 ottobre 1923 la nascita dell’attività di Walter e Roy Oliver Disney, che prese avvio a Burbank, in California. Proprio perché fondata da due fratelli, quella che oggi è la celebre multinazionale dell’intrattenimento allora si chiamava Disney Brothers Studios; fu rinominata successivamente Walt Disney Productions nel 1929, per essere poi, nel 1986, chiamata col nome odierno. Sfortunatamente, non è solo il nome ad essere cambiato, dal momento che da qualche decennio – e negli ultimi anni in modo particolare – la Disney si è progressivamente trasformata in un puntuale megafono delle istanze progressiste e, in particolare, di matrice Lgbt.

Prova ne sia il fatto che la Glaad - acronimo dell’associazione arcobaleno Gay and Lesbian Alliance Against Defamation – nel pubblicare il suo rapporto annuale sui mass media e sulle case di produzione di film, serie tv e cartoon, ha da poco premiato proprio la Disney come quella «più inclusiva» di tutti. Basti qui ricordare che, su 59 film prodotti nel 2022, ben 24 di questi, ha sottolineato Glaad, presentavano contenuti di «inclusione Lgbt». In pratica, ormai quasi un prodotto Disney su due veicola contenuti cari all’agenda politica e ideologica arcobaleno – e di questo passo, a breve, saranno senza dubbio la maggioranza.

Tutto questo farà senz’altro piacere ai movimenti Lgbt e alla stessa Glaad - che nei suoi primi rapporti, anni fa, bocciò la Disney, come ha ricordato anche il New York Times. D’accordo, ma come e quando è nato esattamente questo rapporto di collaborazione tra la celebre casa di cartoon e il mondo gay? Difficile stabilirlo. Di certo non si tratta di una sintonia recente. La Cnn fissa addirittura al 1984 l’anno in cui in casa Disney è iniziata una metamorfosi di apertura verso il pubblico Lgbt, mentre The Atlantic ha sottolineato come gli eventi del Gay Pride vengono ospitati a Disney World fin dal 1991, e la società – in modo “pionieristico” - aveva iniziato a offrire ai suoi dipendenti gay benefici assicurativi sanitari per i loro partner dal 1995. Non solo.

La società ha da decenni dato spazio a professionisti apertamente Lgbt. Basti ricordare il caso del paroliere Howard Ashman, il quale era apertamente gay e morì di Aids nel 1991; può essere che a molti il suo nome suoni nuovo, ma Ashman – ricorda sempre The Atlantic - non solo scrisse canzoni per La Sirenetta, La Bella e la Bestia e Aladdin, ma fu anche strettamente coinvolto nelle produzioni di quei film, nel casting e in tutto ciò che stava ad essi dietro. E Ashman, si badi, non era certo il solo dipendente Lgbt in seno alla Disney neppure negli anni ’90. Basti pensare al video d’una conferenza tenuta nell’ormai lontano 1998 all’Università della California da Elizabeth Birch, dirigente dal 1995 al 2004 della Human Rights Campaign, la più grande organizzazione Lgbt americana.

Ebbene in quel filmato, dopo essersi accertata che tra il pubblico non vi fossero giornalisti - e probabilmente senza sapere di essere ripresa - la Birch riferisce di uno scambio di battute avuto con Michael Eisner, amministratore delegato della Walt Disney Company per oltre vent’anni, cui lei disse che il 30 per cento dei suoi dipendenti era gay, prima d’esser da costui corretta: «Ti sbagli, Elisabeth, sono il 40 per cento». Lo si ripete: parliamo del 1998, dunque di un’era geologica fa rispetto ai progressi e alle conquiste Lgbt degli ultimi anni. E che portano la Disney impegnata non solo a dare visibilità ai personaggi Lgbt, ma a disseminarli ovunque.

Questo, almeno, se si deve credere a Karey Burke, presidente della Disney's General Entertainment Content, la quale in ​​una call aziendale su Zoom, successivamente pubblicata su Twitter, ha ricordato che nel giro di poco «almeno il 50% dei» personaggi Disney dovrà essere arcobaleno. Nel frattempo, l’impegno pro Lgbt della casa fondata 100 anni or sono si è già fatto ampiamente sentire, ecome. Prova ne siano le serie tv Star Wars Resistance (2018-2020) – i cui creatori hanno confermato che lo show ha una coppia gay – e The Owl House - Aspirante Strega (2020-2023) – la cui la protagonista Luz è stata dichiarata bisessuale dall'autrice Dana Terrace. Oppure si pensi a Toy Story 4 (2019) – prodotto insieme alla Pixar Animation Studios – in cui si mostrano due madri lesbiche che accompagnano e lasciano il figlio all'asilo; o lo stesso Lightyear - La vera storia di Buzz (sempre del mondo di Toy Story) dove si vedono due “mamme” e un bacio gay tra le due; ma anche a Onward - Oltre la Magia (2020), dove c’è il primo personaggio Lgbtqia+ ad apparire in un film Disney, la poliziotta Specter;  a Red (2022) – dove si vede Priya, un personaggio queer d’inclinazione bisessuale.

Ma questi, attenzione, sono solo i casi più recenti. In Rete si dibatte di presunti contenuti queer perfino del Re Leone (1994) e di una presunta coppia omosessuale in Frozen (2013). Non è un caso che già anni or sono una importante testata internazionale, il Telegraph, dedicasse un apposito servizio ai «personaggi gay» presenti nelle opere della Disney. Oltre alle istanze Lgbt la celebre casa di contenuti per bambini è attenta anche alle istanze woke e femministe, come provano per esempio il nuovo Peter Pan «antisessista» - con i «bambini sperduti» che sono diventati delle ragazze – o il sostegno dato dall’azienda al sedicente movimento antirazzista Black Lives Matter. Questo non vuol dire, attenzione, che in genere le opere Disney siano scadenti, tutt’altro. In genere si tratta di film e cartoon molto affascinanti, toccanti, emozionanti. Sono quasi sempre prodotti di animazione che sanno alternare momenti di ironia e commozione, risate e riflessioni.

Il punto è che nel fare tutto questo, la Disney – come si è ricordato ampiamente nelle righe precedenti – spesso piega le esigenze narrative a quelle politiche, rendendosi veicolo di contenuti politici ed ideologici che fanno scadere l’intrattenimento nell’indottrinamento. Pro Vita & Famiglia, come noto, si è già ribellata a tutto ciò, promuovendo petizioni che hanno totalizzato decine di migliaia di sottoscrizioni. Ciò nonostante, e benché negli ultimi tempi Disney abbia avuto perdite economiche molto pesanti, la multinazionale pare proprio continuare per la sua strada. Per questo genitori e famiglie debbono restare vigili sui contenuti dei cartoni animati più famosi, che non risultano più quelli di 100 anni  fa ma neppure di 30 o 40. Sono infatti ormai ben altro. Decisamente altro, purtroppo.

 

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.