Il Parlamento olandese ha chiesto al Governo di condurre ricerche approfondite sugli esiti sulla salute fisica e mentale che hanno i trattamenti dei minori con il cosiddetto “protocollo olandese”, ovvero un approccio affermativo alla condizione - appunto nei bambini - della disforia di genere.
Anche la semplice richiesta di chiarimenti è in Olanda un passo storico, perché è un primo ma importante contributo per iniziare a scalfire l’approccio affermativo in uno dei Paesi, appunto, pionieri in tal senso. Questa richiesta è stata possibile grazie alla mozione presentata dalla deputata Rosanne Hertzberger, membro del partito “Nuovo Contratto Sociale” (Nieuw Sociaal Contract), di orientamento cristiano-democratico.
La Camera dei deputati ha «rilevato che il numero dei minori affetti da disforia di genere è in rapido aumento - si legge nella mozione - e che alcuni paesi europei, come la Svezia, sono diventati più cauti riguardo al metodo di trattamento con i bloccanti della pubertà, il cosiddetto protocollo olandese». Il documento invita dunque «il governo a condurre ricerche sugli esiti in termini di salute fisica e mentale dopo il trattamento con la metodologia del "protocollo olandese" e a confrontarle con campioni di pazienti di altri paesi europei e con standard di cura diversi».