22/02/2016

Olimpiadi unisex: “Gender” 3 – “Buon senso” 0

A partire dall’anno in corso le olimpiadi potrebbero essere unisex, in nome del gender: questa sarebbe infatti l’auspicio del Comitato Olimpico Internazionale (COI), anche se la scelta definitiva spetterà poi alle singole federazioni.

Questa decisione è stata presa essenzialmente per due motivi: per dare una norma rispetto ad alcuni casi di atlete affette da iperandrogenismo, ossia dove il corpo delle donne produceva ormoni maschili in misura superiore al normale; per risolvere il problema della partecipazione da parte di persone transessuali.

Il COI ha così deciso di piegarsi all’ideologia gender e ha decretato che – scrive Scandroglio su La Nuova Bussola Quotidiana – “l’inserimento di un atleta nella categoria maschile o femminile dovrà dipendere non più dal sesso genetico di appartenenza e quindi dall’anagrafe, bensì dal suo livello di testosterone. Per partecipare a gare femminili il testosterone dovrà essere inferiore a 10 nanogrammi per litro e tale livello dovrà essere tenuto costante per un anno intero, l’anno che precederà le Olimpiadi“.

Ha poi specificato, il CIO, che non sarà neanche necessario la plastica ai genitali: avremo in gara atleti col pisellino che gareggeranno con le donne (ne avevamo parlato qua).

Eccolo qui, il gender. Sì, quella teoria che si sostiene non esistere (ma che esiste), e che nega la realtà.

Non si può più parlare di uomini e donne su base biologica, ma si stabilisce chi appartiene all’uno o all’altro sesso (usiamo volutamente questa parola, e non il temine genere) in base a delle convenzioni legate alla quantità di ormoni presenti nel nostro sangue.

olimpiadi_sport_corsa_donna_gender_unisexLeggendo questa notizia, oltre a rilevare l’assurdità di questa impostazione (se si nasce XX, tali si rimane, ormoni o no) e il veloce progredire dell’ideologia gender, mi sono sentita discriminata. Da donna e da atleta.

Sì, perché chi ha mai praticato un qualsiasi sport, sa benissimo che uomini e donne hanno una prestanza fisica e psicologica radicalmente differente. Gli uomini hanno muscoli più sviluppati e riescono a sviluppare una forza decisamente maggiore, rimanendo nel contempo fermi sull’obiettivo da raggiungere; le donne, dal canto loro, dimostrano una buona resistenza e sono maggiormente capaci di avere una visione d’insieme rispetto allo sforzo atletico e alla tattica da mettere in atto.

Tutto questo succede per caso? Assolutamente no. E’ la natura, siamo noi da millenni a questa parte. Gli uomini hanno una determinata struttura e prestanza fisica perché avevano il compito di procacciare il cibo: per fare questo serviva loro una grande forza, unita alla determinazione. Di contro, le donne hanno una prospettiva solitamente più ampia e in grado di intuire quanto probabilmente avverrà, unita a un fisico pensato per la maternità: forse la gravidanza non è una prova di resistenza psico-fisica?

In virtù del provvedimento del COI, invece, se parteciperò a una qualsiasi competizione ‘unisex’, saprò già in partenza che non riuscirò a vincere: un uomo – e non il più forte! – arriverà sempre prima di me.

Mi spiace, caro COI, ma con questa mania di non voler discriminare le persone transessuali e le atlete affette da iperandrogenismo (che, poi, quante saranno?), in nome del gender fluid e della neutralità sessuale, hai finito con il discriminare le atlete fiere di essere XX.

Teresa Moro

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