19/06/2024 di Fabio Piemonte

Olimpiadi, vince il buon senso: il trans Lia Thomas escluso. E intanto si muove qualcosa anche negli altri sport

Nello sport l’ideologia di genere fa più fatica ad affermarsi. È quanto testimonia la vicenda che vede protagonista Lia Thomas, primo atleta transgender a vincere un titolo universitario NCAA nel marzo 2022. Thomas ha perso infatti una causa legale contro la World Aquatics presso il tribunale arbitrale per lo sport, per cui gli resta vietato nuotare nella categoria femminile e preclusa la possibilità di accedere nella stessa categoria alle prossime Olimpiadi.

Insomma, il regolamento sportivo rimane invariato e, almeno per il momento e relativamente al nuoto, le Olimpiadi sono salve, nonostante i ripetuti tentativi di piegare tale sport all’ideologia di genere. In questo caso, poi, a contestarne le regole è un atleta che non è neanche più membro della federazione statunitense di nuoto.

«È un importante passo avanti nei nostri sforzi per proteggere lo sport femminile», ha affermato la World Aquatics, nel ribadire contestualmente il proprio impegno a «promuovere un ambiente che promuova l’equità, il rispetto e le pari opportunità». D’altra parte la World Aquatics ha aggiornato il proprio regolamento proprio dopo che Thomas aveva battuto la medaglia d’argento olimpica Emma Weyant di 1,75 secondi, vincendo nel 2022 l’oro NCAA nei 500 yard (circa 457 metri) stile libero nella categoria femminile.

E in effetti ciò che viene contestato opportunamente a nuotatori come Thomas è il fatto di maturare vantaggi fisici significativi a scapito del gentil sesso – in termini di resistenza, potenza, velocità, forza e dimensioni dei polmonianche dopo aver ridotto i livelli di testosterone attraverso i farmaci.

Allo stesso tempo, però, sempre la World Aquatics ha annunciato di aver inaugurato una categoria sportiva dedicata per i nuotatori transgender, ma ad oggi non sono pervenute iscrizioni per nessuna delle gare che avrebbero dovuto svolgersi dei 50 e 100 metri in tutti gli stili.

Nella stessa direzione si sta muovendo anche l’Ice Hockey UK che, in nome della sicurezza delle giocatrici, si prepara a vietare ai maschi che presumano di esser nati nel corpo sbagliato di giocare nei campionati femminili, anche perché le regole attuali consentono alle giocatrici di appena 14 anni di competere già in squadre di adulti. Aprire le porte a uomini sedicenti donne nelle squadre femminili, infatti, aumenterebbe palesemente i rischi di infortuni –anche gravi - sul campo di ghiaccio

Sono questi alcuni piccoli segnali di un’inversione di rotta che mostrano come, anche in ambito sportivo, a vincere sia la natura reale dell’uomo, dunque la biologia,  e non l’ideologia.

 

 

 

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