Mentre si prospetta un altro contenzioso, questa volta tra il King’s College Hospital e la famiglia Haastrup, per decidere se “il miglior interesse” del piccolo Isaiah (nella foto) sia vivere o morire, Il Servizio Sanitario Nazionale britannico (NHS) ha deciso di pagare la trasferta in USA a un bambino gravemente ammalato, Oliver, non molto tempo dopo aver negato il viaggio della speranza a Charlie Gard.
The Telgraph dice che Oliver Cameron, di 7 mesi, con un un raro tumore al cuore chiamato fibroma cardiaco potrà godere addirittura del contributo in denaro del NHS, circa 150.000 sterline. Dicono che il caso di Oliver è diverso da quello di Charlie perché l’operazione a cui il bambino verrà sottoposto si è dimostrata efficace malati con patologie simili.
Oliver, che fin dalla nascita è ricoverato al Southampton General Hospital, sarà operato a Boston. Secondo il NHS, Oliver – a differenza di Charlie – sarà autorizzato ad andare negli Stati Uniti perché non ci sono medici nel Regno Unito che si sono specializzati in quel tipo di intervento. Anzi intendono mandare con Oliver dei cardiologi pediatri per imparare a eseguire la rara procedura.
Nel caso di Charlie, la possibilità che il trattamento sperimentale americano funzionasse era piccola: se fosse stato fatto tempestivamente, la probabilità di successo andava dall’11 al 56 per cento. Ma i genitori volevano dargli la chance, e il NHS non avrebbe dovuto sborsare neanche un penny. Per loro – e per milioni di altre persone – la vita di Charlie valeva la pena di tentare.
Il professor Dominic Wilkinson, del Centro di Oxford per la Neuroetica, ha detto a The Telegraph che la vicenda di Charlie non ha influito sulla decisione del NHS, ma poi si è contraddetto dicendo che «ha reso più consapevoli i decision maker del fatto che hanno gli occhi dell’opinione pubblica puntati addosso, quindi devono essere particolarmente attenti a prendere una giusta decisione».
Intanto, però, Lanre Haastrup e Takesha Thomas tremano per il loro figlioletto Isaiah, un bimbo di 6 mesi cerebroleso a causa di un grave incidente incorso alla madre poco prima del parto. Il papà, Lanre, ha detto che è come il caso Charlie Gard: «Vogliono terminare la vita di mio figlio». Anche nel caso di Isaiah il contenzioso è in corso e probabilmente si adirà la Corte Suprema per stabilire, ancora una volta, qual è “il miglior interesse” del bambino, anche se un portavoce dell’ospedale ha detto che ancora si sta cercando di raggiungere un accordo con i genitori.
Anche i genitori di Isaiah, come quelli di Charlie, vogliono portare il bambino a casa e prendersi cura di lui. Hanno provato a chiedere il trasferimento in un centro specializzato per la riabilitazione, vicino Waterloo, ma la loro domanda è stata respinta perché il King’s College ha detto di aver già svolto programma di fisioterapia individualizzato per Isaiah.
L’unica “soluzione” prospettata finora ai coniugi Haastrup è l’hospice per la “palliazione”. Le cure palliative vere sono quelle che consentono ai malati terminali di vivere gli ultimi tempi della loro vita senza dolore, la palliazione, nella neolingua, è invece l‘eutanasia, ovvero la sedazione del paziente per farlo morire di fame e di sete nel sonno.
Redazione
Fonti e foto: Southwarknews, The Telegraph