L’omofobia è lo psicoreato del XXI secolo.
Nel celebre romanzo 1984, George Orwell aveva immaginato un futuro regime totalitario, guidato dall’invisibile Grande Fratello, dove la gente sarebbe stata incriminata anche per i semplici pensieri non conformi all’ortodossia del Partito unico.
Chissà cosa direbbe oggi lo stesso Orwell della Catalogna, la regione spagnola alla quale peraltro dedicò un altro romanzo (Omaggio alla Catalogna) dopo la sua partecipazione alla Guerra Civile, combattuta dalla parte dei “rossi”.
Dalle parti di Barcellona, infatti, pare proprio che si voglia imitare l’Unione Sovietica, con la sua dittatura del pensiero unico. La Generalitat, ovvero il Governo catalano, nei giorni scorsi ha infatti lanciato una campagna alla televisione pubblica per invitare i cittadini a denunciare i casi di omofobia attraverso una telefonata, anche anonima. Un fatto degno della Stasi, la polizia segreta della comunista DDR, la Repubblica Democratica Tedesca (nella foto il suo stemma), e della moderna Gaystapo.
La legge catalana di propaganda e privilegio delle persone LGBT, all’art. 30 stabilisce che l’onere della prova (di non aver peccato di omofobia) debba essere fornito da chi viene accusato e non da chi accusa. Si tratta di un totale ribaltamento dei principi su cui si fonda il procedimento penale, ma tant’è... evidentemente alcuni cittadini (in questo caso la comunità LGBT) sono più uguali degli altri. E così, in nome della tolleranza, si finisce per creare persone di serie A ed altre di serie B (si legga l’altro romanzo di Orwella, La fattoria degli animali).
Insomma, chiunque, anche anonimamente, venga denunciato per omofobia (vera o presunta che sia, lo ripetiamo), deve portare davanti al giudice una giustificazione oggettiva e ragionevole, sufficientemente provata, del suo comportamento finito nel mirino. L’Inquisizione spagnola – è una verità storica – era molto più garantista ed equilibrata.
Leggi come quella della Catalogna o della Comunità di Madrid hanno trasformato l’Amministrazione pubblica in un sistema di punizione che di fatto funziona parallelamente alla giurisdizione penale ordinaria.
Oltretutto, sappiamo che ormai basta davvero poco per essere anche solo sospettati di omofobia, il nuovo psicoreato del nostro secolo. È sufficiente ritenere unica famiglia quella naturale, fatta da uomo, donna e figli, fondata sul matrimonio, oppure pensare che i maschi sono maschi e le femmine sono femmine non per costrizione sociale, ma per fattori bio-psicologici. Chiaramente, in caso di denuncia, ad avere ragione sono e saranno sempre gli LGBT, per il solo fatto di essere tali.
Continuando di questo passo, ovvero favorendo la delazione, sarà possibile mandare la polizia a casa di chiunque sia antipatico ad un omosessuale, fosse solo perché è il vicino di casa che tiene alto il volume dello stereo. Basterà telefonare e dire che lo fa perché odia i gay.
Come scrive Orwell in 1984, a seguito del lavaggio del cervello, i figli arriveranno a denunciare i genitori pur di servire il Partito (in questo caso il movimento LGBT). Ed è quello che peraltro è accaduto nell’Unione Sovietica di Stalin, quando il piccolo Pavlik Morozov, divenuto presto un eroe, trascinò davanti alla polizia i genitori in quanto “nemici del popolo”.
Con la scusa dell’omofobia, in Catalogna è partita una nuova caccia alle streghe. Caccia di cui si occupò pochissimo (anzi la frenò) la stessa Inquisizione, che a differenza dei demagoghi di oggi, era una cosa seria. Ma la Gaystapo, si sa è molto peggio dell’Inquisizione.
Federico Catani
Fonte: Protestante Digital