L’intervento dell’opposizione sul DDL omofobia , ha inizio con il consigliere avv. Rodolfo Borga il quale pone subito l’accento sulla strumentalizzazione in atto: “Quello che ci troviamo di fronte è, infatti, al di là delle mistificazioni, il tentativo di promuovere quella che qualcuno ha definito a ragione una rivoluzione antropologica, che, come ampiamente dimostreremo di seguito, ove attuata, vedrebbe come vittima la famiglia che ormai siamo costretti a definire tradizionale.”
“Ritengo mio preciso dovere di consigliere” prosegue “fare tutto quanto possibile per fare chiarezza, per fare sapere ai trentini qual è la vera posta in gioco, per impedire, o quantomeno ostacolare per quanto mi è possibile l’approvazione del ddl in esame. Per essere a posto con la mia coscienza; per non avere alcuna responsabilità nell’approvazione di una legge che già sappiamo, sulla base di precisi comportamenti di questa maggioranza, come sarà applicata; perché nessuno tra coloro i quali voteranno questo ddl possa poi dire che lui non sapeva, che lui non pensava che le conseguenze fossero queste, che gli avevano assicurato che si trattava di altro.”
Borga pone l’accento sul fatto che tale proposta non solo non era nel programma politico della maggioranza, ma è stata sottaciuta ai trentini, i quali si sarebbero espressi a favore della famiglia naturale qualora fosse stata loro concessa la via del referendum.
“I trentini, quando sentono parlare di famiglia pensano ad un uomo e ad una donna, sono convinti che un bambino debba avere un papà ed una mamma, rifiutano l’idea che un bambino possa essere considerato uno strumento per soddisfare i desideri degli adulti”.
L’osservazione interessante del consigliere Borga, verte su quali siano i reali contenuti ed indirizzi di questo ddl visto che la Provincia Autonoma di Trento non ha competenze di diritto civile al riguardo.
Ma specialmente, in Trentino esiste un clima discriminatorio?
“I sostenitori del ddl – a partire da Arcigay ed Arcilesbica – dipingono, per ovvie ragioni, un quadro decisamente sconfortante, fatto di un clima di persecuzione non oltre tollerabile, che imporrebbe provvedimenti legislativi immediati. Ed a partire dal Trentino, che fungerebbe così da battistrada per un’Italia che qualcuno vuole più “europea” e cioè più in linea con i Paesi nordeuropei (o quantomeno con la Spagna zapaterista), protagonisti di illuminanti e progressive scelte di civiltà come l’omicidio (perché di questo si tratta) dei bambini affetti da malattie terminali recentemente introdotto in Belgio (in Olanda, invece, non essendo evidentemente ancora sufficientemente “civili” e “avanzati”, l’omicidio incontra il limite dei 12 anni).
Meritevole di segnalazione, ed in verità decisamente più attendibile, la relazione del Difensore Civico, il quale, dopo aver evidenziato alcune precise criticità di carattere tecnico del ddl, di cui quest’aula farebbe bene a tener conto, ha riferito che il suo Ufficio non ha ricevuto alcuna segnalazione, ufficiale od ufficiosa, di discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale. Dato questo che conferma che il quadro desolante dipinto ad arte da qualcuno, in realtà non esiste.”
“Per ora osservo come il contesto in cui il ddl omofobia s’inserisce renda del tutto evidente che la finalità che esso si propone è quella di promuovere, a partire dalle scuole e quindi dai nostri figli e nipoti, l’ideologia di genere. E ciò allo scopo di raggiungere nel medio termine, attraverso una vera e propria rivoluzione antropologica, quegli obiettivi, peraltro ormai pubblicamente dichiarati, che od oggi l’opinione pubblica italiana, non ancora sufficientemente “matura”, “avanzata”, “europea”, non condivide: l’equiparazione del matrimonio alle unioni omosessuali e l’adozione per le coppie omosessuali ovvero, alternativamente, la possibilità per queste di ricorrere alla deprecabile pratica dell’utero in affitto.”
“Che, ancora, sa bene che prima dei desideri e delle voglie degli adulti vengono gli inalienabili diritti dei bambini, che questi hanno il diritto, che non c’è legislatore positivo che possa legittimamente negare, ad avere un padre ed una madre, che i diritti dei singoli, quali essi siano, non vanno confusi con l’istituzione famigliare, che, infine, i genitori hanno il diritto ad educare i propri figli, senza che lo Stato (e neppure l’onnipotente Provincia autonoma di Trento, se è per questo) pretenda di formare “l’uomo nuovo” per il “nuovo ordine”.”
Redazione