05/06/2014

Omofobia – Trentino, oggi si discute il disegno di legge

E’ iniziato oggi a Trento, la parte conclusiva dell’esame del disegno di legge sul tema dell’omofobia da parte della quarta Commissione: la discussione verte sul testo unico unione tra quello proposto dal Consigliere Civico (PD) ed altri e quello redatto da  dal Comitato FirmaLove con petizione popolare.

In Commissione, sede in cui sono intervenute anche le Sentinelle in Piedi, le varie posizioni sono già state chiarite e riportiamo in seguito la rendicontazione proposta dall’ufficio stampa della Provincia.

Attendiamo l’esito della discussione di cui daremo notizia.

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Giornata di audizioni in Quarta Commissione, presieduta da Giuseppe Detomas, sul disegno di legge unificato, quello popolare promosso da Arci gay e Arci lesbica, e quello di Civico, Passamani, Detomas, Baratter e Bottamedi, contro le discriminazioni sessuali e di genere. Nel pomeriggio sono stati ascolatti i rappresentanti del Consiglio provinciale dei giovani, la Commissione per le pari opportunità, il Comitato provinciale per la comunicazione (Corecom), alcune associazioni familiari, il Movimento per la vita, il Forum delle associazioni familiari e l’istituto per l’educazione alla sessualità e alla fertilità. Associazioni familiari, Movimento per la vita e Sentinelle in piedi hanno ventilato la richiesta di un referendum se la legge in discussione dovesse essere approvata dal Consiglio provinciale.

 

Le audizioni della mattina.

Gianmoena: Si va nella direzione giusta.

Paride Gianmoena, presidente del Consiglio delle Autonomie, ha sottolineato il fatto che questo ddl va nella direzione giusta ed è il frutto di un cambiamento sociale che interessa anche il Trentino. L’unico problema riguarda le sanzioni disciplinari, nel caso di atteggiamenti discriminatori, per i dipendenti pubblici, previsto dall’articolo 9. Su questo, ha detto il presidente del CdA, ci dovrà essere un passaggio con le organizzazioni sindacali perché si va a toccare una materia contrattuale. Importante, invece, l’aspetto della formazione e per questo Gianmoena ha chiesto la possibilità, per i dipendenti dei comuni, di potere accedere ai corsi di formazione.

 

Viola: Il presidente di Arcigay distribuisce patenti di omofobia.

Walter Viola, ha espresso disappunto per le dichiarazioni rilasciate sulla stampa da Paolo Zanella (presidente dell’Arcigay e uno dei promotori del ddl di iniziativa popolare). Secondo il consigliere Zanella avrebbe dato patenti di omofobia a soggetti che verranno uditi in Commissione. Per Viola un atteggiamento poco rispettoso delle istituzioni e che può ledere la libertà di espressione di alcuni soggetti che verranno ascoltati dalla Quarta Commissione. Zanella ha ribattuto dicendo che, sulla stampa, ha chiesto semplicemente quali sono le condizioni per essere ascoltati in Commissione. Ed ha aggiunto che c’è la libertà anche di definire chi è omofobo. Rodolfo Borga ha aggiunto che il presidente Detomas, dopo le dichiarazioni sui giornali, sarebbe dovuto intervenire perché Zanella è uno dei proponenti del ddl e quindi è tenuto al rispetto istituzionale.merito alle audizioni.

Il Difensore civico: norme generiche e dubbi sulle competenze della Pat.

Il Difensore civico Daniela Longo ha ricordato che  non ha ancora dovuto affrontare casi di discriminazione o di bullismo omofobico. Le discriminazioni di cui fino ad ora si è occupato l’ufficio del Difensore civico sono soprattutto di tipo etnico e razziale. Entrando nello specifico delle norme del ddl l’avvocato Longo ha rilevato che molte di quelle contenute nella legge sono generiche, fanno riferimento a norme nazionali che sanciscono già, quindi, alcuni diritti. Si possono perciò creare problemi nell’applicazione della legge e creare confusione e incertezza ai cittadini. Inoltre, sorgono dubbi sulla competenza della Pat per quanto riguarda la valorizzazione del pluralismo sessuale.

L’Azienda sanitaria: dovremmo cambiare gli indirizzi per l’educazione sessuale.

Il dottor Enrico Nava, dell’Azienda sanitaria ha affermato che l’Azienda è interessata soprattutto da due articoli il 2 e l’8. Quello che riguarda l’educazione alla sessualità e alla fertilità, uno dei compiti istituzionali dell’Asp, che con questa legge verrebbero quindi riorientati. Giusto, secondo il dirigente, aver individuato il consultorio per il sostegno psicologico. anche se oggi i casi di persone che si rivolgono al consultorio per problematiche legate al genere e all’identità sessuali sono sporadici. Qualche dubbio Nava ha espresso sull’articolo 8 laddove si prevede che un paziente possa designare un persona di fiducia che lo accompagni nel rapporto con l’Azienda. Il dirigente ha detto che, così come è scritta, la norma potrebbe far pensare ad una sorta di sfiducia nei confronti delle strutture sanitarie. Zanella ha ribattuto affermando che questa persona di riferimento dovrà servire ai pazienti che non hanno legami di parentela ufficiale.

La discriminazione sessuale è al primo posto.

Parere favorevole del Centro studi interdisciplinari di genere. Un sì convinto al ddl  unificato perché i problemi di discriminazione e l’omofobia sono una realtà diffusa. La stessa Istat, ha affermato, Barbara Poggio, ha accertato che in Italia la discriminazione sessuale è al vertice delle discriminazioni. I punti problematici del ddl, sono stati sottolineati da Elisa Bellè, e stanno soprattutto nella necessità di fare ulteriore chiarezza sulle discriminazioni sul lavoro e sui soggetti ai quali si rivolge questo ddl. Per quanto riguarda l’articolo 8, dove si permette l’individuazione di una persona di fiducia in caso di ricovero, secondo Alessia Donà andrebbe fatto più chiaro riferimento al partner.

Borga: i dati dell’Istat dicono che non  c’è alcun allarme.

Borga ha chiesto di conoscere le fonti in base alle quali ci sarebbe una diffusa discriminazione sessuale. Anche perché l’Istat, ha dettom, non dice questo: le segnalazioni nel 2012 sono meno di 150. L’Italia, inoltre, è l’ottavo paese al mondo in quanto ad atteggiamenti e mentalità omofobi.

Sara Ferrari: Solo con questa legge avremo un quadro certo dell’omofobia.

L’assessore Sara Ferrari ha detto che questa Provincia legifera a prescindere dal numero dei casi. Ma il fenomeno dell’omofobia si potrà conoscere in profondità solo se ci sarà l’osservatorio che verrà istituito da questa legge. E comunque il ddl è stato chiesto da 7 mila cittadini trentini che evidentemente hanno una percezione diversa ella situazione.

Il Forum per la pace: uno strumento in più per i diritti umani.

Massimiliano Pilati, presidente del Forum trentino per la pace, ha detto che questo ddl dà strumenti concreti per garantire i diritti umani. In Italia e anche in Trentino non si può dire che il problema non ci sia quindi il ddl va verso un rafforzamento dei diritti e delle garanzie. Pilati ha ricordato che non a caso un rappresentante dell’Arcigay è stato eletto nel direttivo del Forum della pace.

L’omofobia è una triste realtà anche in Trentino.

Paolo Zanella dell’Arcigay s’è detto sorpreso da quanto affermato il Difensore civico sulle competenze della Pat su questa materia perché questo ddl prevede soprattutto la prevenzione e se questa funziona non c’è bisogno di norme punitive. Su questa tematica, ha detto, vale la pena di legiferare al di là del numero dei casi di discriminazione e di atteggiamenti omofobici. Del resto se Ue e Usa, ha ricordato il presidente Arcigay,  hanno deciso di legiferare vuol dire che il tema è sentito. In Italia il 4% degli studenti si sentono discriminati perché gay e lesbiche. Ci sono stati quest’anno nel nostro Paese 4 suicidi a causa dell’omofobia e anche in Trentino c’è stato un attacco omofobo ad una recente campagna di sensibilizzazione. Insomma, secondo Zanella, il fenomeno è più complesso di quanto sembri. Anche Elena Lazzari (Arci lesbica) ha affermato che gli episodi di omofobia esistono e ben pochi sono quelli denunciati. Solo sabato sera, ha ricordato, fuori da una discoteca un gruppo di ragazze sono state pesantemente importunate da alcuni giovani perché lesbiche. Questa legge, ha detto l’esponente di Arci lesbica, è una legge di civiltà e la società trentina è pronta ad accoglierla.  Quindi anche la Provincia dovrebbe esserlo. Per quanto riguarda l’informazione ha ricordato che sessanta docenti si sono iscritti all’incontro sulle omofobie, il che testimonia che c’è un bisogno formativo. E’ assurdo, ha detto infine, che ad una persona gay e lesbica non sia ancora data la possibilità di assistere il partner nel caso di ricovero.

Per Elena De Rigo, dell’associazione genitori di omosessuali, la situazione, rispetto a 20 anni fa quando l’associazione venne fondata, è migliorata ma ci sono ancora genitori che hanno paura a mandare i figli omosessuali a scuola o a lavorare. Il fenomeno, anche secondo l’esponente dell’Agedo, molto sottostimatocome dimostrano le testimonianze di molte madri e padri di ragazzi gay e lesbiche.

Andrea Mosna delle famiglie Arcobaleno, cioè i rappresentanti delle famiglie in cui i genitori sono omosessuali, ha sottolineato che con questa legge si chiede semplicemente una tutela senza alcun intento didistruggere la famiglia tradizionale.

Mauro Caproni del gruppo genitori Rainbow ha ricordato le difficoltà, ancora attuali, da parte dei figli e degli adolescenti di dichiarare la propria omosessualità. E’ ancora difficile per i genitori, ha ricordato, accettare un figlio omossessuale e questo rende ancora più complessa la situazione dei giovani. Ancora più seria è la condizione dei ragazzi transessuali, così come sono spesso sofferte le situazioni di genitori omosessuali. Questo ddl è quindi una buona base per superare discriminazioni e combattere il bullismo omofobico attraverso un cambiamento culturale per una maggiore umanizzazione della nostra società.

Per Alexander Schuster del Comitato laici trentini per i diritti civili questo ddl può dare un segnale positivo in un quadro segnato ancora da discriminazioni e paure. Schuster nel corso della sua audizione ha portato il caso di una persona, che conosceva, che non ha retto alle difficoltà e si è suicidata. Anche nel Trentino civile, insomma, secondo Schuster, accadono atti gravi e questa legge può servire. Però il ddl è ancora lacunoso per quanto riguarda la famiglia. Secondo il rappresentante dei laici non ci si può fermare all’aspetto affettivo individuale ma questo ddl si dovrebbe allargare al riconoscimento di diritti che riguardano la familiare. Uno degli aspetti positivi di questa legge riguarda invece la scuola perché finalmente priva di ogni arma gli oppositori delle iniziative spontanee contro l’omofobia.

Mattia Civico, ha ringraziato i protagonisti delle audizioni della mattinata perché, attraverso le loro testimonianze, la politica ha potuto cogliere il dato umano, al di là dei numeri e delle statistiche.

Le audizioni del pomeriggio.

L’approvazione in Consiglio provinciale della legge antiomofobia proposta da Paolo Zanella e Mattia Civico e attualmente al vaglio della quarta Commissione, potrebbe innescare la richiesta di un referendum contro questa normativa che qualcuno ritiene inconciliabile con la tutela della famiglia, ma anche della libertà di opinione e di espressione. Ad ipotizzare una consultazione popolare sono stati i rappresentanti di alcune associazioni totalmente contrarie al disegno di legge e certe che non rappresenti la maggioranza dei trentini, ascoltate questo pomeriggio dalla commissione presieduta da Giuseppe Detomas. “Non staremo a guardare”, ha assicurato l’ex consigliere provinciale Pino Morandini, intervenuto come vicepresidente del Movimento per la vita. Anche per Renzo Gubert, dell’Associazione trentina della famiglia, a una legge così è preferibile un referendum. Dello stesso avviso Daniele Poli, presidente dell’Iner, l’istituto per l’educazione alla sessualità e alla fertilità. Le audizioni in merito al testo unificato “Interventi di contrasto delle discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale, dall’identità di genere o dall’intersessualità”, che aggrega i disegni di legge 2-351 di Paolo Zanella di Arcigay e di Mattia Civico, sottoscritto anche da Detomas, Baratter e Bottamedi, iniziate questa mattina, sono ripartite nel pomeriggio con i risultati di un questionario presentati dai rappresentanti del Consiglio provinciale dei giovani e dal parere favorevole espresso dalla presidente della Commissione per le pari opportunità Simonetta Fedrizzi.

Il questionario del Consiglio provinciale dei giovani (Cpg).

Per il Cpg sono intervenuti la presidente Luisa Saveriano dell’istituto Artigianelli e presidente dell’organismo, Marta Iiriti  dell’istituto Rosmini, Davide Kessler dell’istituto Arcivescovile e Nicholas Chini del Liceo Prati di Trento, accompagnati da altri nove studenti e dal referente, prof. Alberto Conci. Marta Iiriti ha lamentato i pochi riferimenti del testo di legge all’ambiente scolastico e ha chiesto corsi di formazione contro la discriminazione per tutto il personale scolastico, compresi i bidelli. I giovani hanno poi presentato i risultati di un questionario somministrato dal Cpg agli studenti di sei istituti scolastici trentini a gruppi di 10-20 studenti tra i 15 e i 18 anni.

Alla domanda se si è mai parlato tra coetanei di discriminazione orientamento sessuale, l’88 per cento ha risposto di sì, soprattutto tra amici. Dalle risposte emerge che se ne è parlato in classe. Alla domanda cos’è per te l’omosessualità, la maggior parte delle risposte rivelano l’idea che si tratti di una relazione affettiva, di un modo d’essere e di una scelta o di un comportamento sessuale. Meno numerose le risposte che identificano l’omosessualità con una malattia, un peccato, una perversione o un comportamento contro natura. Posti di fronte all’interrogativo del questionario, “come trovi questo argomento?”, la maggior parte ha reagito indicando che si tratta di un tema utile per capire l’altro, altri hanno risposto con “indifferente” o con “interessante”.

Altre domande: a scuola ti è mai capitato di sentire parole offensive dovute ad orientamenti sessuali e pronunciate da chi? Risposte: 47% talvolta, 27% spesso e soprattutto da studenti, 16% raramente, 8,21% mai. Ancora: hai assistito a scuola ad episodi di discriminazione a causa degli orientamenti sessuali? Il 26,21% ha risposto di sì e il 73,79% no. Alla domanda “se un tuo amico o una tua amica ti dicesse di essere omosessuale come reagiresti, la risposta è stata nel 54,35% ha risposto “rimarremmo amici”. Alla richiesta “quanto sono oggetto di derisione ed esclusione le persone che assumono atteggiamenti o comportamenti non adeguati al proprio sesso biologico ma propri del sesso opposto”, la risposta è stata abbastanza nel 52% degli studenti interpellati, il 22,36% poco, il 16,80% molto e l’8,48% molto. All’ultimo quesito – ritieni utile che a livello provinciale venga introdotta una legge per contrastare la discriminazione determinata dagli orientamenti sessuali? – le risposte sono state “sì” nel 64% dei casi e “no” nel rimanente 35,88%.

Dibattito.

A commentare l’iniziativa del Cpg sono stati i due firmatari del ddl: Paolo Zanella di Acrigay ha ringraziato per l’approccio non pregiudiziale cercato con il questionario, mentre Mattia Civico ha suggerito al Consiglio dei giovani di sottoporre le stesse domande alla discussione generale nelle scuole per sondare ancor più ampiamente l’opinione degli studenti.

Per Rodolfo Borga sarebbe opportuno sentire le diverse posizioni presenti nel mondo della scuola, che non coincidono con quel che si può pensare. E ha auspicato che la tematica sia affrontata in maniera non unilaterale e con il supporto di qualche esperto che aiuti a fornire qualche fondamento scientifico perché i dati che emergono dal questionario sono contrastanti. Ha ricordato infine che l’Italia è all’ottavo posto al mondo tra i Paesi gay friendly.

Detomas ha rilevato che per un rapporto scientifico sull’argomento bisognerebbe mettere in campo altri criteri e strumenti. Rimante comunque apprezzabile l’approccio serio anche se non scientifico.

Il referente del Cpg prof. Conci ha sottolineato che il questionario ha solo risposto al desiderio del Consiglio provinciale dei giovani di interpellare i compagni di scuola in 6 istituti per non rappresentare solo la propria sensibilità, ma mostrare il pluralismo esistente sul tema. E, tra gli studenti, Nicholas Chini ha chiesto all’assessora Ferrari se la Provincia è disponibile a fornire risorse per allargare la platea dei ragazzi cui sottoporre il questionario, oppure a farsi direttamente carico dell’iniziativa.

L’assessora Ferrari, dopo aver premesso che la Giunta è favorevole a questo disegno di legge, ha ricordato che a questo scopo potrebbe essere utilizzato l’osservatorio sulle discriminazioni previsto dal disegno di legge. E ha ipotizzato un un coinvolgimento del Cpg per questa rilevazione nelle scuole, per individuare eventuali fenomeni di bullismo omofobico.

Violetta Plotegher ha ringraziato i ragazzi per aver voluto coinvolgere altri giovani nella loro riflessione.

Commissione provinciale pari opportunità.

Per la presidente Simonetta Fedrizzi il disegno di legge è un buon punto di partenza per contrastare le discriminazione. Ha espresso però preoccupazione per la mancata previsione di fondi da stanziare per realizzare la legge stessa. Per Fedrizzi sarebbe poi importante prevedere azioni di sensibilizzazione e formazione nel mondo del lavoro. Quanto alla scuola ha giudicato “strategico” il coinvolgimento di insegnanti e genitori dalle materne alle superiori. Ha chiesto infine attenzione alle doppie discriminazioni contro le stesse persone sia perché di sesso femminile che per il loro diverso orientamento di genere. Fedrizzi ha lamentato il mancato riferimento nel testo di legge alla Commissione per la pari opportunità, mentre importanti compiti in materia sono già stati assegnati alla Consigliera di parità. “Si è così creata – a suo avviso – una disomogeneità normativa relativamente agli organismi che in Provincia si occupino di pari opportunità”.

 

Comitato provinciale per le comunicazioni (Corecom).

Il presidente Carlo Buzzi ha ricordato che il Corecom è chiamato in causa dall’articolo 13 del disegno di legge per il monitoraggio delle informazioni eventualmente discriminatorie nei confronti dell’orientamento sessuale, dell’identità di genere o dell’intersessualità e per garantire adeguati spazi informativi sull’argomento. Mentre per il monitoraggio Buzzi ha dato la piena disponibilità del Corecom, ha chiarito che l’organismo non può garantire spazi informativi ma tutt’al più sollecitare gli organi di informazione in questo senso.

Associazioni familiari, Sentinelle in piedi, Movimento per la vita e Iner (Istituto per l’educazione alla sessualità e alla fertilità con metodi naturali).

Paolo Campisi, presidente dell’Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche) ha rivendicato il fondamentale diritto delle famiglie di non essere scavalcate o escluse dalle scuole quando si tratta di effettuare interventi in materia di educazione e orientamento sessuale.

Martina Stenico dell’Associazione nazionale famiglie numerose, ha evidenziato l’evidente nesso del testo di legge con la famiglia, data la volontà di promuovere con queste norme la cultura di genere. Si prevede cioè che la Provincia diffonda unioni sessuali alternative a quelle tra uomo e donna, educando giovani e meno giovani a modelli di sessualità molteplici. Per l’Associazione famiglie numerose la proposta di legge è “un vulnus per l’istituto della famiglia tradizionale fondata sul matrimonio”. E ha aggiunto che “non c’è nessuna omofobia in questa valutazione contraria al ddl, ma solo l’affermazione che non si può affrancarsi dalla famiglia intrinsecamente fondata sul modello sessuale ineludibile uomo-donna”.

Per l’Associazione Sentinelle in piedi Carlo Curcio ha giudicato il testo di legge una pessima proposta tendente ad aprire la strada ad analoghi provvedimenti da introdurre a livello regionale. Per le Sentinelle l’impianto del provvedimento è ideologico e mutua il concetto di identità di genere mutuato dal ddl Scafarotto non ancora introdotto nell’ordinamento nazionale. La teoria del gender separa il sesso biologico dal sesso “costruzione sociale”. Si vuole prevenire e contrastare la discriminazione attraverso una neanche tanto nascosta campagna di indottrinamento che apre la strada a matrimoni gay, adozioni gay e uteri in affitto. E tutto ciò senza che si registri un numero di casi di omofobia tale da giustificare questa legge. Dagli studi ufficiali esistenti emerge che in Italia gli omosessuali non sono percepiti come nemici. Nel nostro Paese il 73% delle persone ritiene il comportamento omosessuale accettabile o moralmente indifferente. Curcio ha ricordato anche il libretto letto dalle insegnanti ai bambini di una scuola d’infanzia di Gardolo per spiegare che tra tutte le famiglie possibili vi sono anche quelle con due mamme e due papà. I genitori se ne sono lamentati. Sarebbe invece necessario fornire molte più tutele alle famiglie formate da un uomo e da una donna e mettere in campo politiche che favoriscano la procreazione.

Per l’Associazione trentina della famiglia è intervenuto Renzo Gubert, secondo cui il problema sta nell’ambiguità del concetto di discriminazione sul quale si fonda la legge. Se infatti la lotta alla discriminazione è una battaglia contro il non riconoscimento di diritti delle persone, non ci sono problemi ed esistono già leggi per questo. Ma il concetto di discriminazione introdotto da questo testo tocca la libertà di opinione, cultura e comportamento anche nel privato. Un esempio di quest’ambiguità si trova all’articolo 5, che individua nel pluralismo dell’orientamento sessuale e nell’identità di genere l’obiettivo della promozione della cultura da parte della Provincia. Questo significherebbe per Gubert che posizioni culturali secondo cui è un bene che l’identità biologica coincida con quella percepita, è messa al bando dalla Provincia. Ma questo è contro il sentire comune dei trentini.  L’obiettivo di questa legge è mettere a proprio agio nella società chi ha una percezione di sé diversa dalla propria identità biologica. Occorre chiedersi se si ritiene giusto che la Provincia persegua e promuova questo obiettivo. Per l’Associazione trentina della famiglia la Provincia dovrebbe piuttosto promuovere la coincidenza tra identità fisica e identità psichica. Ha concluso Gubert: piuttosto che una legge da cui siano introdotti elementi molto negativi per la famiglia, meglio sarebbe affrontare il tema con un referendum.

L’Istituto per l’educazione alla sessualità e alla fertilità (Iner), con il presidente Daniele Poli ha evidenziato la complessità dell’argomento oggetto della proposta di legge, che non può essere trattato con frettolosamente perché apre la strada a una nuova visione dell’uomo estranea alla maggioranza dei trentini. Ha poi segnalato la mancanza di informazioni (“nessuno sa cosa sia il gender”), che andrebbe date non solo da movimenti LGBT ma anche da chi ha posizione diverse, e senza la quale una legge come questa configurerebbe un’imposizione. Anche per Iner non si può considerare il sesso biologico una “costruzione culturale” senza conseguenze problematiche come la riduzione dei matrimoni, la labilità dell’unione tra le persone, la sofferenza dei figli, l’aumento della possibilità di contrarre malattie sessualmente trasmesse attraverso la molteplicità di rapporti, gli aborti e una libertà sessuale non responsabile. E ha aggiunto: “sono un insegnante di religione e vorrei sapere se una volta approvata questa legge potrò ancora presentare la posizione della Chiesa cattolica che sull’argomento è molto chiara”. Poli ha concluso chiedendo che il testo sia modificabile e che non sia limitata la libertà di pensiero, di opinione, di espressione e di insegnamento.

Il Movimento per la vita con il vicepresidente Pino Morandini ha premesso il profondo rispetto per la dignità di ogni essere umano a prescindere dall’essere una persona omosessuale o meno. E ha poi messo l’accento sulla questione della discriminazione chiedendo da ex legislatore di chiarire molto bene cosa si intende con questo concetto. Per Morandini in Italia non risulta che gli omosessuali siano discriminati. E ha ricordato che nel 2013 i casi segnalati di discriminazione di omosessuali sono stati 83. Mancano quindi i presupposti per giustificare una legge. Quanto alle tutele sono già previste dalle leggi e dal codice: vi sono diritti ampiamente riconosciuti e protetti. E ha sottolineato come l’impianto di questo ddl sia palesemente ideologico perché all’articolo 2 parla di “identità di genere come percezione di sé come maschio o come femmina o in un’altra condizione non definita”. Né è pensabile che, come recita l’articolo 1 del ddl, la Provincia promuova la realizzazione dell’uguaglianza sostanziale tra gli individui “anche all’interno della loro dimensione affettiva”, impegno che una legge non può prevedere. Per Morandini questo testo è contrario alla famiglia e il suo ruolo. Famiglia che non compare neppure una volta nel disegno di legge. E c’è il rischio di un intervento invasivo forte della Provincia nella scuola in ambito sessuale. Questo disegno di legge è importante perché in gioco c’è la custodia della vita di cui il Trentino ha sempre dato testimonianza. Ha concluso l’ex consigliere: “Lasci la Provincia che la gente si esprima pro o contro questa legge con un referendum. Se sarà approvata noi non staremo a guardare”.

Per il Forum delle associazioni familiari, Massimo Zanoni ha invece meso in luce come il concetto di discriminazione sia da identificare con il non riconoscimento di pari opportunità e abbia bisogno di un corretto approccio “culturale” che parta dal rispetto di chi manifesta posizioni diverse dalle proprie. In questa prospettiva la discriminazione motivata da orientamento sessuale non è che una delle tante, mentre suscita invece forti contrapposizioni ideologiche. Il tema diventa così occasione di divisione anziché di unione. Non è costruttivo voler affermare una propria visione della vita. Il Forum apprezza che rispetto alla precedente versione del ddl, il testo attuale abbia tolto il riferimento al pluralismo dell’orientamento sessuale. Se l’attività promozionale della non discriminazione finisce per avere come oggetto l’affermazione di posizioni non condivise come la teoria dell’indifferenziato e l’ideologia del gender, si finisce per violare i principi costituzionali regolatori dei rapporti familiari e genitoriali, travalicando i fini stessi della proposta legislativa. Contrasto alla discriminazione sì, dunque, ma nel rispetto dei principi costituzionali. Per questo il Forum delle associazioni familiari propone alcune modifiche del ddl: l’introduzione nel disegno di legge di un articolo che preveda di raccogliere in un testo unico i vari interventi della Provincia in materia di non discriminazione; e la promozione di campagne informative che coinvolgano la pluralità delle associazioni rappresentative delle diverse posizioni sull’argomento. “Il tema della discriminazione – ha concluso Zanoni rispondendo alle domande di Borga e Viola – è una questione di confine sulla quale la Provincia deve accettare interpretazioni diverse”.

Chiudendo le audizioni il presidente Detomas ha ricordato che il 5 giugno inizierà la parte conclusiva dell’esame del disegno di legge da parte della quarta Commissione.

Ufficio Stampa

Consiglio Provinciale Trentino

 

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