Omogenitorialità: favorevoli o contrari?
Su questo tema si sono sentite moltissime campane, perlopiù basate su posizioni concettuali e valoriali. Cosa più che legittima, ci mancherebbe, ma raramente –se non quasi mai- si sono portate argomentazioni scientifiche.
Fino ad ora.
Il ricercatore Mark Regnerus, professore di Sociologia presso l’Università di Austin, notoriamente vicino alle istanze del monto omosessuale e, di suo, convinto che gay e lesbiche siano in grado di essere buoni genitori.
Da studioso, però, rilevava la pesante mancanza di uno studio scientifico accurato, con un campione demoscopico rappresentativo (basti pensare che una delle ricerche utilizzata dal parlamento dell’Iowa per riconoscere le famiglie omogenitoriali vantava l’analisi di solamente 5 casi). In questa situazione di assenza totale di dati rappresentativi, l’Associazione degli psicologi e psichiatri americana si era stesa a favore dell’equiparazione della famiglia GLBT con quella tradizionale, affermando che “Non esiste un singolo studio che dimostri che i figli dei gay e delle lesbiche siano più svantaggiati di quelli degli eterosessuali”.
L’analisi di Regnerus ha preso in esame 15 mila casi, 3 mila interviste, di persone tra i 18 ed i 39 anni, cresciuti con una coppia omosessuale ed attualmente indipendenti, cioè non più in regime di convivenza con loro, aspetto che rende l’analisi ancora più genuina e significativa.
I risultati sono chiari: queste persone sono tre volte più soggette alla disoccupazione, quattro volte in più a ricevere assistenza pubblica, con una marcata tendenza all’illegalità ed all’arresto, alla droga ed al tentato suicidio. In generale sono dalle 25 alle 40 volte più svantaggiati rispetto ai coetanei cresciuti in famiglie normali.
Questa ricerca, la How different are the adult children of parents who have same-sex relationships? Findings from the New Family Structures Study, è costata più di 800 mila dollari ed è stata condotta con procedure strettamente scientifiche, rispettando un paradigma epistemologico conforme agli studi sociali.
Dopo il riscontro di dati così eclatanti, tirare le somme è stato abbastanza facile per Regnerus: “se mi fosse richiesto di pensare a un modello ideale dovrei per forza avvicinarmi a quello di una famiglia tradizionale” in quanto questa rimane tra gli “ambienti più sicuri per la buona crescita dei figli”.
Non si chiede a nessuno di rinunciare alle proprie personali visioni ma di riconoscere almeno la scientificità di una ricerca con un campione così rappresentativo: non si parla di opinioni, ma di dati oggettivi, statisticamente rilevabili.
Redazione
Fonte: Tempi